INVENTARSI UN LAVORO: APRIRE UN TEMPORARY STORE
Tra le ultime tendenze italiane si è sviluppata la forma di commercio del “temporary store“. Questi “negozi a tempo” nascono molto velocemente ed hanno di solito una breve durata spesso legata a delle particolari forme di marketing. Tra i primi brand ad aver usato questa forma di commercio troviamo alcuni nomi noti come Nike, Benetton, Prada o levi’s. Per spiegare cosa sia un temporary store possiamo dire che è un insieme di veri e propri eventi di marketing. I settori interessati a questo nuovo modo di fare commercio sono molti e vanno dalla moda,all’arte e dal design all’elettronica. Il temporary store è ideale anche per promuovere nuovi servizi, per il lancio di nuovi prodotti e per far conoscere le proprie collezioni. I costi di gestione sono nettamente inferiori rispetto ad altre forme di commercio da qui scaturisce la sua forte competitività.
Come abbiamo accennato all’inizio la durata di un temporary shop è relativamente breve, si va da qualche settimana a pochi mesi. Proprio per questa sua caratteristica è necessario affrontare la problematica legata al contratto di locazione per il quale la norma prevede una durata non inferiore a 6 anni. Per risolvere questo aspetto di carattere giuridico ci viene incontro il comma 5 dell’articolo 27 legge n°392/1978 in cui si dispone la possibilità per le parti di stipulare un contratto di locazione per una durata inferiore a quella prevista dalla norma ” qualora l’attività esercitata o da esercitare nell’immobile abbia, per sua natura,carattere transitorio”
Il negozio a tempo spesso a seconda delle modalità di marketing con cui viene gestito può avere nomi differenti, come per esempio “guerrilla store” e “pop-up store”,che rientrano a tutti gli effetti nella categoria del temporary store o se preferite temporary shop. La “Guerrilla store” e il “pop-up store” prendono il nome dalle rispettive tecniche di marketing,quindi nel primo caso si punta su una maggiore aggressività nel proporre i prodotti ai clienti e molto spesso si arriva al limite del consentito, mentre nel secondo caso lo store punta sull’effetto sorpresa. Un esempio può essere quello di allestire un negozio in un lasso di tempo molto breve a volte anche in una sola giornata.
Nel temporary outlet invece, si identificano tutti i temporary store che propongono prodotti tipici per “outlet” ossia stock di merce datata o con qualche piccola imperfezione ma che comunque permette al cliente di fare ottimi acquisti.
Quando invece ci capita di osservare delle aree espositive all’interno di grossi centri commerciali,allora siamo difronte ad un temporary corner. Di solito questi angoli vengono utilizzati per mettere in risalto una marca specifica. Spesso sono delle piccole aree collocate all’interno dei temporary shop. In ultimo c’è il temporary tour che sembra collocarsi in una categoria a metà strada tra vendita ambulante e pubblicità. Attraverso questo shop vengono portati in giro, per le città oppure in più negozi, i prodotti tipici da “outlet”.
Il negozio a tempo meglio conosciuto come temporary store non è solo una momentanea tendenza di mercato ma oggi rappresenta una concreta opportunità per inventarsi un nuovo lavoro. La sua forma particolare di commercializzazione dei prodotti, caratterizzata soprattutto da costi di gestione molto competitivi rispetto ad altre forme di commercio tradizionali, ha già attirato l’attenzione degli imprenditori più scaltri.
L’articolo l’ho trovato interessante, essendo una nuova formula per il commercio, specialmente per il nostro Paese. certo che nell’approfondire il discorso verranno fuori tanti ostacoli, pero’ penso di intersarmi per saperne di piu’. Grazie all’autore.
grazie a te e per qualunque altra informazione sull’argomento puoi inviare le tue domande attraverso i commenti buona giornata