CHE FINE FARANNO LE NOSTRE PENSIONI?

Parte prima, il fattore demografico

Sappiamo tutti che la pensione è quella rendita vitalizia che lo stato eroga secondo determinati requisiti di legge ed in determinate circostanze; che tale importo mensile dovrebbe essere tale da permettere alle persone il proseguimento di un vita dignitosa in cui viene mantenuto lo stesso tenore di vita che avevano raggiunto quando lavoravano.

Quello che sappiamo leggendo i giornali o ascoltando le notizie in televisione, anche negli ultimi periodi, è che gli importi erogati a favore dei pensionati rappresentano un costo elevato per lo Stato che produce deficit.

Sappiamo, inoltre, che vari governi si sono succeduti nel tempo ed hanno continuamente modificato, con leggi create appositamente, il budget destinato alle pensioni, riducendolo, e allungando l’età pensionabile; sappiamo anche che sono stati modificati i criteri di calcolo delle pensioni.

Queste misure sono state create con un unico obbiettivo; ridurre la spesa annua dello Stato per i pensionati

Nella presentazione di tali argomentazioni, voglio far capire e spiegare ai cari lettori quali sono state le evoluzioni anche legislative delle pensioni con l’obbiettivo di cercare di interpretare l’evoluzione della spesa pensionistica e dare una risposta concreta alla domanda;” Che fine faranno le nostre pensioni?”.

La base di partenza è molto semplice, il presupposto su cui si fonda il sistema del welfare, delle pensioni, è il fattore demografico

Consideriamo gli anni che vanno dai 30 ai 50 boom economico, in questi anni la vita media era circa di 55-60 anni; le famiglie italiane erano per lo più patriarcali con molti figli, i pensionati erano molto pochi, per ogni pensionato c’erano 10 persone che lavoravano e si andava in pensione a 55 anni.

Era quindi possibile ritirarsi con un importo che corrispondeva all’incirca all’ultimo stipendio conseguito

Negli anni che vanno dai 70 ai 90 si è verificato un allungamento della vita media dai 55 ai 75, le famiglie hanno cambiato aspetto, da quelle patriarcali con molti figli siamo passati a nuclei familiari con al massimo due figli, e con all’interno i nonni; il numero di pensionati si è incrementato ed il rapporto tra persone che lavorano e pensionati è cambiato, per ogni pensionato ci sono ora 7 persone che lavorano. Gli importi delle pensioni arrivano al 90-95% dell’ultimo stipendio e ci si può ritirare a 55/58 anni.

Ci sono, quindi già delle riduzioni sia degli importi pensionistici erogati, sia un allungamento dell’età pensionabile

Negli anni da 2000 ad oggi la situazione demografica è cambiata ulteriormente; oggi sono presenti nuclei familiari con un solo figlio e senza nonni, l’età media si è allungata ad 80 anni il numero dei pensionati in Italia è aumentato a 16.700.000 unità.

L’età pensionabile si è ulteriormente allungata arrivando a 67 anni, e gli importi che verranno erogati si sono ulteriormente ridotti a circa il 60-75% dell’ultimo stipendio.

E’ lecito quindi domandarsi che cosa accadrà in futuro, e per arrivare a tale conclusione, oltre a cercare di interpretare il fattore demografico, dobbiamo cercare di capire come funziona l’INPS; cioè tutti i contributi che versiamo o il nostro datore di lavoro versa dove vanno a finire???

Possiamo immaginare semplicemente l’INPS come un grosso contenitore, una grossa scatola con ai lati due aperture. A destra i lavoratori e i datori di lavoro inseriscono i contributi in una fessura ed a sinistra i pensionati prelevano la pensione da un’altra fessura.

Quindi ogni mese prima si hanno ingressi di denaro e poi uscite e nella scatola ad un certo momento del mese non rimane nulla, è ovvio tutti i pensionati hanno ritirato gli importi a loro spettanti e si aspetta che i lavoratori versino. Quindi è una scatola vuota che ciclicamente si riempie e si svuota.

Quindi cosa può succedere nel corso del tempo?

Abbiamo visto che all’inizio c’erano tante mani che versavano e poche che prendevano, poi nel corso del tempo le mani che prendevano aumentavano e quelle che versavano diminuivano………

Cosa succederà quindi in futuro? Cosa resterà delle nostre pensioni??? Le mani che prendono aumenteranno così tanto e quelle che mettono diminuiranno in modo tale che quello che rimarrà nella scatola sarà insufficiente per tutti??

Nel prossimo e conclusivo articolo saranno spiegate le leggi che hanno modificato gli importi pensionistici nel tempo ovvero come si sia passati da un metodo retributivo ad uno misto o contributivo, in modo semplice e chiaro e si faranno delle realistiche previsioni sulle percentuali dello stipendio che rimarranno per i dipendenti ed i professionisti da oggi al 2050.

Seguitemi numerosi, vi spiegherò l’arcano.

Un commento per “CHE FINE FARANNO LE NOSTRE PENSIONI?

  1. Luigi scrive:

    Bell’articolo. Ci vuole più equità tra le generazioni.

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