BRUXELLES, GUERRA O COSA?
Lo si sa che col senno del poi siamo tutti eroi, ma una domanda sorge spontanea: in un era come quella in cui viviamo, invasa dalle CPU, si potevano prevenire gli attentati a Bruxelles?
Ma forse l’interrogativo è a monte: la politica che è stata adottata in questi anni, sempre che di politica si possa parlare, si è dimostrata efficace?
Rispondere alle bombe con altre bombe, alla violenza con altra violenza, è servito?
Tutti i mass media, i social e in generale le fonti comuni di informazioni, dicono che siamo in guerra e posso anche essere d’accordo, ma quale strategia vogliono adottare i capi del nostro esercito?
Quello che non mi è chiaro è il modo in cui si vuole agire.
In un primo tempo sembrava che l’obiettivo fosse quello di distruggere le cellule terroristiche e che una volta compiuta l’opera, il problema sarebbe stato risolto. Si sono protratti per un lungo periodo i raid in Siria, su quelle che dovevano essere le cellule del terrore ma, evidentemente, questo modus operandi non ha dato i risultati sperati.
Intere città europee quali Parigi e Bruxelles stanno vivendo un vero e proprio assedio. La gente ha paura. Per le strade si sentono solo sparatorie e l’eco delle bombe che detonano in lontananza. Un clima di terrore si sparge, nemmeno poi tanto lentamente, in tutta Europa.
Quello che è certo è che questa guerra si presenta in modo diverso da quelle che conosciamo e che la storia ricorda.
In questo contesto non abbiamo due eserciti ben definiti che in uno spazio, che per quanto grande è pur sempre limitato, si affrontano l’uno davanti all’altro. No, niente di tutto questo. Oserei dire che la strategia del nemico non ricalca nemmeno le linee guida che definiscono la guerriglia.
Questa è una guerra diversa cui la storia non ci ha abituati. Le vecchie strategie qui non sono applicabili. L’esercito nemico è nomade e il suo non avere una fissa dimora, rompe qualsiasi schema. Non si sa dove avverrà il prossimo attacco, né tanto meno quante saranno le vittime. Non c’è schema, non c’è prevedibilità. Tentare un accordo sembra impossibile. Perfino la soluzione dell’embargo è inattuabile poiché il nemico è in casa nostra e condivide le nostre risorse, le sfrutta a suo vantaggio.
A che cosa andremo incontro? Ci faremo del male fino all’estinzione della razza umana?
È forse questo il preludio della fine dell’umanità?
Il mondo è sempre più confuso e la sommatoria tra crisi economica e terrorismo sembra annebbiare completamente la visuale. Il terrore ha preso il sopravvento.
Sembra che le persone non possano essere sicure di girare per la propria città senza avere paura. Non c’è luogo o rifugio che possa bastare.
Noi cittadini siamo esuli spettatori e vittime di una logica che, a mio modo di vedere, è pura perversione.
Ma come siamo arrivati a ciò ? Perché tanta voglia di fare del male ? Perché questa sete di sangue?
Io, ovviamente sono ignorante e non so dare una risposta. Quello che posso fare è dare un resoconto personale, un mio punto di vista, da spettatore, a quello che accade intorno a me e che, per fortuna, non mi tocca in prima persona.
È con amarezza che concludo un articolo senza riuscire a vedere i confini di questa che tutti si ostinano a chiamare guerra ma che con la guerra, secondo me, non ha niente a che vedere.
Condivido queste considerazioni anche se amare ma veritiere. Che cosa può fare ognuno di noi?
Educare i giovani , non indurli alla disperazione insegnare rispetto per tutti e contemporaneamente non dimenticare che problema esiste.
Veramente bello mi piace