THEY DON’T CARE ABOUT US

Il coinvolgimento di Michael Jackson nei problemi della gente comune

Corre l’anno 1995 quando Michael Jackson pubblica l’album “HIStory: Past, present and future – Book 1”, doppio album con i suoi più grandi successi dalla fine degli anni ’70 ai primi anni ’90 nel primo disco, e nuove canzoni nel secondo.

Michael Jackson

Michael Jackson

Per via della lunghezza del titolo, l’album sarà più comunemente conosciuto come “HIStory”, con le prime tre lettere volutamente in maiuscolo come a voler dire HIS Story (La sua storia).

Scelta questa, non del tutto priva di significato, in risposta alla marea di dicerie che si era abbattuta sulla vita del Re del Pop, accusato di abusi sui minori.
L’album HIStory un mix di pop, combinato ad orchestre sinfoniche, fino ad un hip-hop più strong si colloca certamente tra le opere più intime e autobiografiche, affrontando le accuse del 1993, le motivazioni dietro ad esse, la frenesia dei media, la discriminazione, l’avidità e l’esposizione sulla distruzione del pianeta.
They Don’t Care About Us è il secondo track dell’album, nonché quarto singolo: pezzo grintoso ed allo stesso tempo oscuro, ma carico di significati ed emozioni, scritto e prodotto dallo stesso King of the Pop.

Pur non risultando così iconico come alcune altre sue opere (Billie Jean o Black or White), They Don’t Care About Us è stata una hit top 10 in molti paesi sostenuta da due video musicali.

Mai si era sentito un Michael così arrabbiato o in una sfida verbale, e mai, una delle sue canzoni avrebbe causato così tante controversie.
Non si può restare indifferenti alla canzone, come non si può negare il genio del suo valore di produzione.

L’emozione viene consegnata nelle mani dell’ascoltatore sonoramente con il ritmo serrato che la guida e le centinaia di tracce di percussioni.

Anche dalla versione strumentale si evince la passione e la rabbia.
Il testo della canzone era stato però considerato controverso a causa della seguente parte:

Jew me, sue me, everybody do me.

Kick me, kike me, don’t you black or white me.”

Il termine kike infatti in inglese è usato come dispregiativo per indicare gli appartenenti alle fede ebraica.

Nel tardo 1880 ad Ellis Island nella baia di New York gli immigrati analfabeti, spesso firmavano i moduli di iscrizione con una semplice X, mentre molti degli ebrei non lo facevano perché associavano la X alla croce cristiana, e firmavano invece con un cerchio, kikel in lingua Yiddish.

Gli ispettori di confine, cominciarono a riferirsi a questi immigrati come Kikels in modo dispregiativo, accorciato in Kike.

In poco tempo la stampa sollevò accuse di anti-semitismo al punto che diverse stazioni radio diffidavano dal mandar in onda il brano.

Dal canto suo Michael sosteneva che la sua intenzione fosse esclusivamente quella di dire no ad ogni forma di razzismo, restando indignato ed arrabbiato per questo fraintendimento “costruito”.

Ritornò in studio per modificare la canzone per le copie future dell’album, sostituendo “Jew me” e “Kike me” con “Do me” e “Strike me”, ma contrariamente a quanto sostenuto dai media dell’epoca, non aveva in realtà registrato una nuova traccia, ma scelto di mettere alcuni effetti sonori stridenti sopra ai testi controversi, quasi in segno di protesta e per esprimere la sua frustrazione riguardo tutta la situazione.

They Don’t Care About Us, come anticipato, è stato sostenuto da due video musicali, entrambi diretti dal regista Spike Lee.

Nel primo girato in Brasile, tra Rio De Janeiro e Salvador de Bahia, Michael canta e balla sui balconi e nelle strade con i bambini, i fans, ed il gruppo di musica brasiliana Olodum, i cui tamburi si sentono sulla traccia nel video completo.

Salvador de Bahia

Salvador de Bahia

Le autorità di brasiliane avevano cercato di vietare che il video venisse girato lì, temendo che le immagini di povertà avrebbero potuto influenzare il turismo e non solo del paese verde-oro.

Se da un lato vi era la preoccupazione che le scene di povertà e le palesi violazioni dei diritti umani potessero mettere in discussione la candidatura del Brasile per le Olimpiadi del 2004, dall’altro vi era invece chi condivideva l’intenzione di Michael di evidenziare i problemi della regione, sottolineando l’imbarazzo del governo di fronte ai propri fallimenti.

Anche se un giudice aveva inizialmente vietato la produzione, la sentenza fu annullata da un provvedimento contrario.

Il secondo video musicale invece, comunemente noto come “la versione della prigione”, è un faro senza esclusione di colpi che espone le parti più buie dell’umanità.

La maggior parte delle reti televisive si rifiutò di mandare in onda il video a causa della natura dei contenuti.

Girato in un vero e proprio carcere, voleva mostrare alla gente la disumanità con cui vengono trattati i loro fratelli e sorelle, e che anche lui, Michael Jackson, era uno dei tanti detenuti di quella prigione.

Mai prima d’ora Michael aveva parlato dell’aspetto politico dei problemi sociali.

Per diverso tempo invece si era preoccupato solo di quei problemi che causano davvero un grande effetto su una mente comune: l’atteggiamento delle persone verso la natura e l’ambiente circostante (si pensi a Heal the world o Keep The Faith).

L’uomo medio pensa ancora che fama e denaro siano in grado di risolvere qualsiasi problema, ma Michael ha scoperto che per lui non ha funzionato.
Cercando di uscire da questa sorta di incubo, probabilmente continuava a pensare a come un uomo semplice si sarebbe sentito di fronte al governo (ed al sistema giudiziario) – un uomo semplice che non ha alcuna possibilità di farsi difendere dal miglior avvocato, qualcuno per cui le celebrità non avrebbero parlato, qualcuno che non ha migliaia di fans.

E se è vero che tutti sono uguali di fronte alla legge, risulta chiaro che un piccolo uomo è assolutamente impotente e non ha alcuna protezione.

Dopo la sensazione di questa idea di “uguaglianza dei diritti”, o meglio, “parità sui non diritti”, Michael fa parlare la sua mente in una canzone per conto di un uomo comune, bandita e censurata dalle persone verso cui protesta…che ha un unico difetto: tutto quello che vuol dire è che in realtà loro non si preoccupano di noi!

Lascia un Commento

Lascia un commento a questo articolo, ti garantiamo che il tuo indirizzo e-mail non verrà reso pubblico e che non riceverai alcuna mail da infoperte.it o alcun tipo di spam.

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>