COME RINEGOZIARE IL CANONE D’AFFITTO

E' possibile rinegoziare il canone d'affitto in un momento di crisi dove spesso i canoni non sono in linea con le nuove e le maggiori offerte presenti sul mercato

home-589068_1280Vista la condizione economica attuale è sempre più frequente che chi ha locato un immobile negli anni “d’oro” si ritrovi a pagare un canone d’affitto fuori mercato rispetto a chi ha locato negli ultimi anni, dove, a causa della crisi, i proprietari spinti dall’esigenza di sopperire alle tasse che comunque un immobile vuoto genera, hanno drasticamente abbassato i canoni.

Premesso che una richiesta di riduzione del canone può essere inoltrata da qualsiasi inquilino, è utile valutare se effettivamente, all’atto pratico, è fattibile (l’affitto deve effettivamente essere fuori mercato) e vantaggioso ricorrere a questa alternativa.

Una richiesta di riduzione accettabile si aggira intorno al15% in meno e bisogna tener presente il passato del locatario che deve essersi dimostrato “solvibile” e puntuale. Queste ultime due caratteristiche spingeranno maggiormente il proprietario a prendere in considerazione la proposta, infatti solitamente il proprietario è più favorevole a rimanere con il vecchio inquilino, che ha sempre garantito un regolare pagamento del canone, piuttosto che  affittare l’immobile a un altro, che non dà garanzie, affrontando magari un periodo di mancato affitto dell’immobile.

Oltre quanto già detto è bene che prima di andare a rinegoziare il canone di affitto, si valuti fino a che punto è possibile spingersi: infatti qualora il proprietario non dovesse accettare le richieste o si resta nell’immobile (ammesso che anche il proprietario sia d’accordo) oppure ci si è già guardati intorno per una soluzione abitativa alternativa;  in questo modo non si correrà il rischio di rimanere senza casa e il locatario avrà di fronte una persona più determinata e sicura.

Il ribasso del canone non comporta né cessione, né risoluzione o proroga del vecchio contratto e dunque non va necessariamente comunicato all’amministrazione finanziaria; la scelta rimane quindi ai contraenti che possono chiederne la registrazione volontaria, per garantire certezza all’accordo, visto che la riduzione del canone può determinare la diminuzione della base imponibile per il registro, l’Iva e le imposte sui redditi. In caso di registrazione l’imposta di registro da pagare di 67 euro.

 

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