RIMINI SOSPESA TRA PASSATO E FUTURO

Come la città dei Malatesta, di Fellini,delle disco anni 80 sta provando a reinventarsi

Piazza Tre MartiriQuando si parla di Rimini nell’immaginario collettivo si pensa all’estate, al mare, al liscio, ai locali, alla piadina e ai bagnini, ma chi Rimini la vive quotidianamente sa che questa città da anni sta cercando una sua nuova dimensione, sospesa tra un passato “epico” fatto di vitelloni, bagnini,turiste straniere, piadina ,risciò,ciambella e vino bianco e un futuro ancora da scrivere tra piste ciclabili,ruota panoramica, wi-fi on the beach, riforma delle concessioni demaniali ed eventi su eventi per ravvivare la stagione e soprattutto il fuori stagione. Ma facciamo qualche passo indietro, dal dopoguerra al 1989 Rimini ha vissuto il suo periodo di massimo splendore, almeno a livello turistico,folle di turisti italiani sospinti dal boom economico prima e dai rampanti anni 80 poi e di turisti stranieri in cerca di avventure e divertimenti, venivano a Rimini per restarci almeno una settimana e staccare dalla routine quotidiana. Cercavano l’accoglienza romagnola, il sole ma soprattutto la voglia di divertirsi in modo spensierato,a volte quasi goffo.

In riviera nacquero alcuni miti come il bagnino conquistatore, il liscio,le balere prima e le discoteche poi ma anche le pensioni famigliari dove mangiavi bene e tanto ma spendevi poco e ormai conoscevi tutti. Tutto questo fino al fatidico 1989 annus horribilis per Rimini e la riviera 

Beach_of_Rimini_(14-07-2012)adriatica. Già da qualche anno Grecia,Spagna e sud Italia aiutate da una cartolina decisamente più accattivante dal punto di vista paesaggistico, erano riuscite a conquistare quote di mercato importanti alla Riviera e a Rimini, ma la mucillagine fu uno spartiacque importante tra la Rimini che fu’e quella successiva fatta di parchi tematici,notti in discoteca, turismo fieristico e congressuale e quindi destagionalizzazione con fiere ed eventi a farla da padrone. Insomma negli anni 90 e primi 2000 Rimini ha tentato una reazione iniziando anche a provare a valorizzare il proprio entroterra ricco di storia come il Montefeltro e in parte ci è riuscito. ma molte nicchie di turisti soprattutto nordici ma anche italiani sono andati perduti, attratti da chi le innovazioni le lanciava e le capiva meglio di una Rimini disorientata e che sostanzialmente non sapeva più bene che cosa voleva essere. Altri fenomeni hanno scombussolato la città come un forte incremento dell’immigrazione italiana e non, che vedeva in Rimini un posto a misura d’uomo dove poter vivere bene, l’istituzione dalla Provincia di Rimini e l’obbligo di un cambio di mentalità a certi livelli.Insomma ci si doveva trasformare da ridente località balneare a media città di provincia, ma non tutti ne avevano una gran voglia.

Gli anni 90 furono gli anni della gestione Chicchi,delle tanto decantate grandi opere come la Darsena o il “prolungamento della via Roma”, antenato del “fila-dritto” di Gnassi che porterà a collegare Miramare e Rimini Sud alle Celle e Rimini Nord, creando un alternativa alla Statale e al Lungomare. Nel frattempo pero’ sull’onda lunga vip di Formentera e Milano Marittima arrivava anche a Rimini e Riccione la moda del locale sulla spiaggia con le Discoteche tradizionali che arrancavano, bello si, divertente, ma nulla di nuovo, visto che in Spagna e Grecia già da anni le feste sulla spiaggia erano un must. E oggi?oggi la trasformazione continua, l’attuale sindaco sta provando a dare un’ impronta diversa alla città, che vorrebbe simile alla sua amata Friburgo, ricca di piste ciclabili, di mobilita’ sostenibile e soprattutto al passo coi tempi. Eventi come la Notte Rosa o la Molo Street Parade o in ultimo la Colour Run non sono altro che tentativi di attrarre nuovamente l’attenzione del turista giovane. La formula è sempre quella , parti con una nottata e l’anno dopo diventano due , poi tre, provando spingere il turista a rimandare la partenza al giorno dopo. Senza contare tutte le varie trovate di marketing come le cartoline di Catellan e i vari sistemi di Web Marketing attivati’ nel tentativo di rilanciare l’immagine di Rimini ma soprattutto di far parlare, bene o male che sia. Qualcuno sta’ pensando e provando a proporre una nuova forma di turismo con pacchetti personalizzati, legati spesso alle passioni e agli hobbies dei turisti, come il turismo sulle due ruote (bici) o eno -gastronomico o storico- culturale, ma sono spesso iniziative estemporanee, tentativi magari anche intelligenti e interessanti, ma non frutto di una strategia unitaria della città in ambito turistico.

Basterà tutto questo?

Non credo, ma sicuramente è un tentativo di cambiare, è come un colpo di reni di chi non vuole rassegnarsi ad un futuro fatto di nostalgia. Altre iniziative sono all’orizzonte, come la valorizzazione dei monumenti del centro storico,interventi sulla viabilità e la rete fognaria, salita alla ribalta negli ultimi anni per le frequenti forti piovute che hanno portato mezza città sott’acqua con conseguenti, più che giustificate, lamentele di tanti cittadini che si sono sentiti trascurati da decenni di amministrazioni e con un danno di immagine, qualche volta goffamente mascherato, al già tanto bistrattato Mare Adriatico e soprattutto a Rimini.Quindi un doppio danno per la città che vive di turismo e anche per l’altra parte di città che di turismo non vive ma subisce i disagi di certe carenze.

E’ questo il punto centrale, Rimini deve imparare a non essere solo una piccola e ridente città balneare e turistica, deve capire che gestire una popolazione di quasi 150 mila persone significa avere a che fare con una realtà diversificata, fatta di turismo, importantissimo, ma anche di servizi, terziario, e qualche industria. Una visione unitaria e lungimirante del futuro della città, questo servirebbe a Rimini per ritrovare una propria vera identità, perché è solo con questa che si può tornare ad attrarre il turista italiano o straniero che sia, con un’immagine pulita, moderna, che non dimentichi le proprie radici romagnole e il proprio passato”epico”,le proprie tradizioni, la propria cultura, ma che sappia convogliarle in qualcosa di nuovo, che non segua le mode ma che le crei, come negli anni 50. Fra qualche anno vedremo se il percorso intrapreso è quello giusto, ma prima sara’ meglio scegliere se si vuol essere una città di provincia o una piccola località balneare.

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