REGIME DEI MINIMI: QUANTO SI PAGA DI CONTRIBUTI INPS?
Il regime dei minimi è un regime fiscale agevolato che esonera dall’obbligo della comunicazione Iva annuale, degli elenchi fornitori e clienti e delle scritture contabili e sostituisce conn l’Irpef del 20% tutte le aliquote della tassazione. Questa agevolazione dispensa dalla compilazione degli studi di settore e dall’invio del rendiconto relativo allo spesometro
Le norme che hanno sinora regolato il regime dei minimi, saranno assimilate alle norme del regime forfettario,con aliquota al 15% con un limite di ricavo di circa 30.000 in più rispetto allo scorso anno per i professionisti. Anche i dipendenti e i pensionati possono usufruire del regime dei minimi, purchè abbiano reddito uguale o inferiore a 30.000 euro
Altri soggetti che possono beneficiare del regime dei minimi sono le start-up: l’aliquota calerà dal 10 al 5% applicabile per 5 anni.
I limiti più significativi di questo regime fiscale sono:
- impossibilità di dedurre costi dal reddito
- impossibilità di avere dipendenti o collaboratori
- impossibilità di esportare beni
- impossibilità di spendere più di 15.000 euro in tre anni in beni strumentali.
- Soglia del 27% di aumento dei contributi per gli iscritti alla gestione separata Inps
Questo regime prevede infine agevolazioni per i professionisti con partita Iva: tra queste la maturazione di interessi di mora a carico del cliente che ritardasse nel pagamento delle fatture e la totale deducibilità per le spese sostenute per corsi di aggiornamento e formazione di varia natura
L’INPS dovrà inoltre riconoscere un’indennità per la maternità, anche se l’interessata continua a lavorare in gravidanza ed il congedo parentale sarà più lungo di sei mesi, per chi diventerà mamma nel 2016.
Durante i primi tre anni di attività, con il regime dei minimi, l’imposta sostitutiva sarà del 10% anzichè del 15% ed i contributi INPS obbligatori vengono sottratti dal reddito d’impresa o di lavoro da libero professionista come detrazione di imposta. Solo al netto di questa operazione si applica l’imposta sostitutiva e la quota residua potrà essere dedotta dal reddito complessivo Irpef, sommato ad ulteriori redditi (ad esempio affitti entranti ), se ce ne fossero.
Il calcolo dei contributi da versare parte dal reddito imponibile INPS, calcolato sottraendo le spese totali sostenute al totale dei ricavi dell’anno. Nel caso si registrassero perdite pregresse, vanno detratte dal reddito imponibile.
Per beneficiare degli sgravi del regime dei minimi è necessario compilare un modulo in cui si richiede l’esenzione dal pagamento del contributo minimo: l’obbligo di versare il contributo minimo pesava molto sui titolari di partita Iva, costretti ad anticipare il contributo anche quando il reddito era minimo. Con il regime dei minimi introdotto dalla nuova legge di stabilità, invece, i contributi vanno versati in misura proporzionale al ricavo annuale.
Una recente circolare INPS recita testualmente “il contribuente non è obbligato a versare la c.d. quota fissa e i versamenti saranno effettuati in acconto e a saldo, alle scadenze previste per le somme dovute in base alla dichiarazione dei redditi. inoltre, alle scadenze previste per il pagamento degli acconti, i soggetti obbligati provvederanno anche al versamento della contribuzione di maternità, che è pari ad € 7,44 e che verrà corrisposta in due rate uguali di € 3,72”.
I contributi dovuti, vanno poi versati nelle regolari scadenze previste: il 16 giugno o 16 luglio con un rialzo dello 0,4% sul saldo per il primo acconto INPS, il 30 novembre per l’ultimo acconto.