PIANTE MEDICINALI
Pianta erbacea perenne della famiglia Verbenacee. E’ alta da 20 a 60 cm, con fusto eretto a sezione quadrangolare con due strie che si alternano dopo ogni nodo, spesso ramosa fino alla base, con ramificazione molto aperta. Le foglie sono opposte, ovate-oblunghe e fino a lanceolate, da grossolanamente dentate fino a lobato-tripartite e alla base si restringono a formare un peduncolo alato. I fiori sono piccoli, di color lillacino pallido, con corolla gamopetala a 5 lobi; stami 4. Detti fiori sono sessili, raccolti in spighe gracili, allungate, a loro volta formanti una rada pannocchia.
E’ molto comune nei luoghi erbosi, lungo le siepi, ai margini delle strade campestri e presso i ruderi, fin nelle cittadine, nonchè nei campi e negli orti ove talvolta diventa infestante pur senza essere dannosa. Fiorisce dalla primavera all’autunno.
Le parti impiegate in terapia sono le foglie e le sommità fiorite specialmente se ricche di fiori. Ha proprietà toniche, febbrifughe, antireumatiche, contro nevralgie ed emicranie. Servono altresì come astringenti e per curare arrossamenti e lividi.
IMPIEGHI: la polvere, che si ricava dalle foglie e sommità fiorite essiccata serve per gli scopi suddetti: se ne ingeriscono 2 grammi per 4 o 5 volte al giorno. Per uso esterno, contro dolori nevralgici, la lombaggine e la sciatica sono utili gli impacchi sulle parti dolenti fatti con il decotto al 5%: 50 grammi di foglie e sommità fiorite sminuzzate e fatte cuocere per 20 minuti in un litro d’aceto. Il medesimo decotto ha azione astringente. Per ridurre l’arrossamento delle palpebre serve l’infuso al 3%. Sui lividi si possono applicare le foglie di verbena fresche, pestate.
Questa pianta trova anche qualche impiego in profumeria ed in farmacia. Anticamente le si attribuivano virtù afrodisiache, tanto che venne distinta con il nome di herba Veneris. Servì anche per nettare gli altari prima dei sacrifici: di qui il nome di erba sacra.