E’ VERO CHE NAPOLEONE FU AVVELENATO?
Il 5 maggio del 1821 nella remota isola di Sant’Elena in pieno Oceano Atlantico moriva Napoleone Buonaparte, un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia mondiale. Militare, generale, politico, imperatore, legislatore sono tanti i ruoli incarnati da Napoleone nel corso della sua brillante carriera, anche se il suo ricordo è principalmente associato alle sue imprese in veste di stratega militare. Venerato come un vero e proprio maestro nell’arte della guerra, Napoleone diede ripetutamente prova della sua netta superiorità come leader militare su tutti i campi di battaglia. Caduto in disgrazia dopo la nefasta campagna di Russia, Bonaparte fu costretto all’esilio nell’isola di Sant’Elena ove morì ufficialmente per un tumore allo stomaco, come confermato dall’autopsia eseguita sul suo corpo subito dopo la morte. Negli anni si sono tuttavia susseguite teorie alternative sul suo decesso: la più nota fra queste ipotizza che l’imperatore francese sia stato vittima di un avvelenamento da arsenico.
La teoria dell’avvelenamento cominciò a circolare già qualche anno dopo la morte dell’imperatore. Nel 1840 il corpo di Napoleone fu riesumato e subito si ravvisò la pressoché perfetta conservazione della salma. Le condizioni del cadavere erano talmente buone che qualcuno suppose che la reale causa del decesso di Napoleone fosse da ricondurre ad una cronica intossicazione da arsenico, un eccellente agente conservante nonché elemento chimico estremamente pericoloso. Nel 1961, dopo che su di un campione di capelli di Napoleone furono rinvenute notevoli tracce di arsenico, la tesi dell’avvelenamento prese ancora più vigore. L’ipotesi era dunque che, negli ultimi anni del suo isolamento, piccole dosi di questa velenosa sostanza potessero essere state quotidianamente somministrate a Napoleone sino a cagionarne la morte. I sospetti degli storici caddero subito su Carlo Tristano conte di Montholon. Si trattava di uno dei generali più vicini a Bonaparte, che dopo la rovinosa battaglia di Waterloo, decise spontaneamente di accompagnarlo con tutta la famiglia sino all’isola di Sant’Elena. Il conte di Montholon godeva della piena fiducia di Napoleone, di conseguenza era in una situazione tale da poter effettivamente adulterare i cibi e le bevande che venivano somministrate all’imperatore.
Nel 2007 e 2008 due ulteriori studi sembrano confutare le teorie alternative e avvalorare la prima autopsia del 1821. Il primo di questi studi indica come probabile morte di Napoleone un cancro allo stomaco scatenato da un’infezione batterica. Il padre del generale còrso, tra l’altro, morì con tutta probabilità di un male simile.
Il secondo appare ancora più meticoloso e risolutivo in quanto non si è limitato ad analizzare solamente i capelli prelevati all’imperatore sul letto di morte ma anche quelli presi in altre fasi della sua vita, nonché quelli appartenenti alla prima moglie Josephine, al figlio Napoleone Francesco e ad alcune persone ancora in vita al momento dell’esperimento. Le analisi furono effettuate grazie al potente reattore nucleare dell’università di Pavia.
Gli esperti osservarono un’impressionante sproporzione fra i livelli di arsenico individuati sui capelli dei contemporanei di Napoleone e quelli delle persone viventi. Sui campioni di questi ultimi la quantità di arsenico era nettamente più contenuta, tanto che si è ipotizzato che anticamente l’inquinamento causato dal pericoloso agente chimico era nettamente maggiore rispetto ad oggi. Soprattutto non si rilevò alcuna significativa differenza nella concentrazione di arsenico riscontrata nei capelli di Napoleone da ragazzo e in quelli prelevati il giorno della morte.
In conclusione dunque la teoria dell’avvelenamento non appare sufficientemente suffragata da valide argomentazioni; al contrario la versione ufficiale riportante come causa di morte un tumore allo stomaco sembra molto più verosimile.