MAMMA DI PANCIA, MAMMA DI CUORE. UN LIBRO DA LEGGERE INSIEME (2003) DI CINZIA GHIGLIANO ANNA G. MILIOTTI. ED. HARD COVER

Come dire al proprio figlio che è stato adottato e come affrontare il tema delle diversità .... che poi diversità non sono

Si tratta di un racconto che l’autrice, Cinzia Miliotti, suggerisce di leggere insieme al proprio figlio adottivo per affrontare insieme a lui una serie di temi estremamente delicati.
La storia prende spunto da banali momenti della vita quotidiana per parlare di adozione e di provenienze e di mamme. Il termine innovativo “mamme di cuore” fornisce l’apripista per una visione allargata della genitorialità: dove sta scritto che possiamo avere una sola mamma?
La materia è meno complessa di quanto possa apparire, ma vanno illustrati alcuni presupposti.
In ambito adottivo abbiamo ancora oggi tanti e tanti pregiudizi che andrebbero sciolti: da una parte la legittimità a sentirsi genitori di un figlio nato da un’altra coppia genitoriale, dall’altra parte la visione di un bambino adottato.


Sarebbe importante che il genitore adottivo non abbia dubbi: mio figlio è mio figlio, a prescindere da quale sia stato il percorso che ci abbia portato a costruire il nostro legame. Non esistono genitori di serie A o di serie B. La materia risale alla presunta superiorità del legame di sangue: niente di più scemo. Il fatto che un bambino sia stato concepito dal suo genitore, non vuol dire che tale genitore sia un buon genitore. Purtroppo ho conosciuto tantissimi genitori biologici che non hanno la vaga idea di cosa voglia dire essere buoni genitori. Di più: l’illusione di avere dei diritti sul figlio (biologico) mi sembra sia una benemerita stupidaggine. I figli non sono MAI nostri. I figli hanno solo il diritto di essere amati e noi, adulti, abbiamo solo il diritto di amarli (e di conseguenza di fornire tutto il necessario perché loro possano crescere sani, secondo le loro inclinazioni più personali): niente di più sbagliato che crescere un figlio secondo le proprie aspettative, ignorando le naturali inclinazioni del bambino.
La legittimità del bambino: i bambini HANNO TUTTI I MEDESIMI DIRITTI. La loro DIGNITA’ non è condizionata alla loro storia.
Amare un bambino significa accettarlo senza se e senza ma. Volerlo significa desiderare di supportarlo nelle sue difficoltà e stimarlo nei suoi traumi. Piangere con lui e gioire con lui.
Il dolore del bambino caratterizzato da una storia di abbandono sarà il dolore del genitore di voler in qualsiasi modo sanare quella ferita, consapevole che la cicatrice rimarrà per sempre, senza tuttavia impedire che da quella cicatrice potranno costruirsi comunque legami felici e significativi.
In conclusione: l’idea della Miliotti espressa nel suo libro mi sembra una splendida idea, tuttavia credo che il libro non vada letto come un’unica possibilità di affrontare il delicato tema del rapporto genitori figli (adottivi), altrimenti rischiamo di ridurre la relazione a “un metodo” e tale eventualità non funzionerebbe certamente.
In ambito psicologico non mi hanno mai convinto i “manuali”, perché rischiano di togliere alla persona la spontaneità del gesto. Nessuna teoria può sostituirsi alla persona.
Ciò non esclude che qualsiasi lettura possa offrire spunti di riflessione profondi e importanti: questo è il caso del racconto “Mamma di pancia”.
La spontaneità di una relazione genitori-figli. L’incontro, io-tu. La reciprocità di una relazione da costruire giorno per giorno. L’affetto e le comprensione, senza nulla togliere al confronto onesto e trasparente. Le parole, cercate nel cuore e pronunciate col ragionamento. Io, al centro del mondo con te. Chiunque sia io e chiunque sia te. Insieme, siamo una nuova nave, pronta a salpare per nuovi mari, senza alcuna paura di qualsiasi tempesta, con la sola curiosità di vedere dove ci porta la corrente. I giorni che scorreranno in una vita piena di felicità, gioia e partecipazione.

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