L’UOMO VIRTUALE TRA SAPERE E NON SAPERE
Premessa doverosa: l’uomo virtuale si può collocare come soggetto che vive ed agisce all’interno della postmodernità. Per postmoderno intendiamo quel periodo che va dagli inizi degli anni sessanta ad oggi in concomitanza con il tramonto della modernità, cambiamento determinato da uno sviluppo rapido dei mezzi di comunicazione e da strutture economiche sempre più rivolte a dimensioni globalizzanti. Tra le peculiarità più evidenti, per così dire invadenti, possiamo annoverare lo straordinario sviluppo della rete, difatti, è un dato oggettivo che l’uomo della postmodernità è obbligato, in un certo senso, a vivere a stretto contatto con l’innovazione tecnologica. Tale sviluppo, che solo alcuni decenni addietro veniva visto come qualcosa di utopico, ha facilitato molti ambiti della vita sociale, favorendo lo sviluppo di una comunicazione sempre più efficace ed immediata.
Oggi grazie ad internet e alle varie reti di comunicazione globale si riesce a dialogare con tutti qualunque sia la distanza, non ci sono più confini, non ci sono più limiti all’informazione, il motto è: si sa tutto di tutti nell’immediato. Questa immediatezza porta, allo stesso tempo, ad una dinamica sociale contemporaneamente fluida e vorticosa, analogicamente possiamo immaginare un fiume in piena senza logica di scorrimento delle acque. L’uomo in questo costante turbine di informazioni non riesce più ad interiorizzare tutto ciò che ascolta e legge, questa velocità non gli permette più di trovare tempo per una sana e costruttiva riflessione sui contenuti proposti, allontanandolo costantemente dal suo nucleo interiore. In questa dimensione l’uomo sperimenta l’alienazione verso se stesso e verso il tessuto sociale, il sapere diventa “sentito dire” e l’individuo si frammenta e si perde nel calderone del “sentito dire”. In conclusione possiamo dire: sicuramente la rete rappresenta una straordinaria opportunità di conoscenza, la classica finestra virtuale aperta al mondo, sta a noi riflettere su come rendere il nostro modo di conoscere le cose fittizio o approfondito, ricordiamo a noi stessi, pacificamente, di essere sempre curiosi, mai sazi e specialmente di non pensare mai che la conoscenza sia esauribile. Il “so di non sapere” socratico può aiutarci a navigare nelle acque a volte tempestose a volte quiete della rete.