LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
In attesa di sapere se ci sarà un seguito o meno, pur non essendo una grande amante del genere, sono stata piacevolmente sorpresa da “Lo chiamavano Jeeg robot”. Non stupisce il fatto che sia stato premiato con sette David di Donatello e che sia stato considerato, anche se non scelto, per gli Oscar.
Gabriele Mainetti, il regista, ci propone un “superhero movie” stile “stati uniti” in cui si tratta tale tipologia con serietà contaminata di ironia. Convince e rappresenta una novità: un film sui supereroi italiano.
L’ambientazione di borgata (Tor Bella Monaca, alla periferia di Roma) non fa solo da sfondo ma àncora la storia “fantastica” a una realtà romana e italiana insieme, attuale e futuristica, dove la malavita sfrutta il pericolo del terrorismo per i propri scopi e dove degrado, paura, incertezza e delinquenza rendono pressante la necessità di un EROE.
Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria)lo diventa paradossalmente sfuggendo ai poliziotti e grazie a una delle piaghe della nostra società: l’inquinamento dovuto ai rifiuti tossici. E’ un barile di materiale radioattivo gettato nel Tevere che lo farà diventare l’uomo d’acciaio. All’inizio un anti-eroe, perché tra manga giapponesi, criminali capitolini e camorra, Ceccotti è un eroe confuso e perso. Un outsider che vive di porno e di piccoli reati, si ciba di yogurt, non ha più amici e non sa amare. Quando scopre di avere dei poteri li usa per continuare a rubare finchè l’amore per una donna non lo cambierà.
Durante il film assistiamo, infatti, alla “crescita” del protagonista, di cui viene fatto, man mano, un ritratto che permette allo spettatore di compenetrarsi . Nonostante i difetti è lui a incarnare il “buono”, anche se non in senso classico.
Lo zingaro (Luca Marinelli), è la sua nemesi. Sanguinario quanto i protagonisti di Tarantino, narcisista e sadico, aspira a potere e notorietà (ha anche partecipato da piccolo a Buona Domenica). Sogna di fare il “grande salto” e affrancarsi dalla periferia. Credibile e piacevole il lungometraggio ha anche un altro personaggio chiave, anche se meno tratteggiato degli altri due : Alessia (Ilenia Pastorelli) che diventa oggetto dell’amore di Enzo. Si intuisce che è una ragazza segnata da violenze e dal dolore. Fissata con i cartoni animati, identificherà Enzo con Hiroshi Shiba, Jeeg Robot d’acciaio, venuto a salvarla. In realtà non sarà lui a salvare lei ma il contrario. Anche se assisteremo alla ribellione di questa figura che, affetta da una leggera disabilità mentale forse conseguenza dei traumi subiti, ci appare come pura e innocente. Oggetto di libido che non prova desiderio sessuale finalmente difenderà se stessa. E’ lei con l’amore che porterà Enzo ad aderire alla sua “visione” e salvare il mondo. Tra umorismo e nonsense il film scorre piacevolmente, ben recitato e ben scritto. Le inquadrature, il montaggio creativo e la fotografia completano il quadro ben riuscito.