LA CHIESA IPOGEA DI PAOLA
Per gli amanti del viaggio e della storia, ecco una di quelle opere preziose al mondo che si nasconde, silenziosa, tra i tanti gioielli del vasto patrimonio della Calabria.
La Chiesa Ipogea di Sotterra, sita in contrada Gaudimare, a nord della Città di Paola, in Provincia di Cosenza, è una di quelle opere che, seppur poco conosciuta, è una forte testimonianza di un passato che si proietta nel presente e nel futuro, attraverso la bellezza dell’arte che scuote ogni animo.
Questa piccola chiesetta, interrata a 7 metri dal suolo di calpestio, fu scoperta nel 1874 durante la costruzione della sovrastante
Chiesa della Madonna del Carmine e, a seguito di ciò, la costruzione della chiesa dovette essere progettata con una posizione perpendicolare rispetto all’antica costruzione.
Dell’antica costruzione in questione, realizzata con pietra e tufo locale e con decorazioni geometriche, si ha notizia a partire dall’anno 1188, attribuendole una fattura basiliana e riconoscendole il primato come oratorio monastico nel territorio perché, nelle continue peregrinazioni, i monaci basiliani che, avevano scelto la via dell’isolamento e della penitenza per sentirsi vicini a Dio, erano alla continua ricerca di luoghi solitari e lontani dall’uomo, nei verdi deserti che offriva il territorio calabrese.
Gli affreschi, ivi riportati, sono attribuite al periodo bizantino, seppur vi è una riproduzione pittorica purtroppo frammentaria e in uno stato di conservazione messo a dura prova dalle continue infiltrazioni d’acqua piovana, alla quale oggi si è provveduto a metterle in stato di sicurezza.
Il ciclo più antico e quello più esteso, è quello posto sull’abside che, è databile allo scorcio del XI o più probabilmente agli inizi del XII secolo. L’affresco che, è un chiaro richiamo al tema dell’Ascensione, e quindi, contaminata dalla ‘Majestas Domini’, cioè il Cristo sul trono, raffigura la Vergine Maria al centro di una solenne teoria di Santi, alla quale sono identificabili San Pietro alla destra e San Paolo alla sinistra. Ai due lati dell’abside centrale, i due affreschi sono un un richiamo all’Annunciazione, cioè alla destra la Madonna e alla sinistra l’angelo Gabriele, raffigurati in modo diversi dalla composizione absidale, poiché le pitture possono essere assegnate alla fine del XIV o agli inizi del XV secolo. L’Angelo, nell’approssimarsi alla Terra, è raffigurato con le braccia incrociate sul petto e le larghi ali spiegate al vento, mentre la Madonna è raffigurata con una mano sul petto e con l’altra che regge un libro.
Vi è anche, il suggestivo affresco della Madonna con il Bambino che, nell’atto di allattare il Bambino, è detta Galaktotrefousa,
ed è l’immagine della Madonna del Melograno per il frutto che, viene retto dal Bambino stesso. La pittura è ascrivibile alla fine del XV o agli inizi del XVI secolo, riecheggiando i tipi tratti della pittura toscana.
Particolari, sono anche, i graffiti sui muri della chiesetta che, venivano realizzati da tutti coloro i quali, di passaggio, erano di ritorno dal pellegrinaggio a Gerusalemme, rappresentando le stessi croci di Gerusalemme o gli stemmi della famiglia di appartenenza.
Insomma, un piccolo scrigno di arte e di storia del patrimonio religioso calabrese assolutamente da ammirare, la quale, la sua fondamentale importanza è riconosciuta a livello internazionale, tanto da essere dichiarata, nel 2010, dal World Monuments Fund, tra i cento monumenti mondiali da recuperare.