IL NICHILISMO
Il nichilismo è inteso come la concezione o l’atteggiamento di chi non possiede nessun tipo di valore. Il concetto di nichilismo si è sviluppato in filosofia attraverso diverse correnti:
1. Nichilismo logico o assoluto: riconducibile a Gorgia, nega l’esistenza sostanziale della realtà;
2. Nichilismo gnoseologico: non crede nella possibilità di raggiungere una conoscenza razionale completa;
3. Nichilismo morale: proprio della filosofia buddhista che propone la soppressione di ogni desiderio per sopprimere il dolore;
4. Nichilismo sociale: proprio di filosofi dell’Ottocento quali Stirner e Nietzsche, non ammette alcun tipo di dovere o valore sociale.
Dal punto di vista storico il nichilismo è una corrente di pensiero nata in Russia nel diciannovesimo secolo nell’ala più estremista del corpo studentesco che respingeva la tradizione e la famiglia. Anche i rivoluzionari russi si definirono nichilisti fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
In letteratura il termine nichilismo fu introdotto da Turgenev nell’opera “Padri e figli”, ma la più importante opera nichilista è il romanzo “Demoni” di Dostoevskij.
In Occidente il nichilismo fu rappresentato dai già citati Stirner e Nietzsche. Stirner sviluppò la critica ai concetti di umanità e storia ritenuti troppo astratti e accusati di limitare il vivere quotidiano dell’individuo. Nietzsche vide nel nichilismo la decadenza dell’uomo moderno che si attacca a valori falsi e illusori quali quelli proposti dal socialismo e dal cristianesimo. Alcuni filosofi contemporanei come Vattimo e Sini, sulla scia delle idee di Heidegger che vide nel nichilismo la fine fine della metafisica intesa come analisi della problematica dell’essere, interpretarono il nichilismo come una porta chiusa verso un vecchio modo di fare filosofia e aperta verso una nuova forma di pensiero.