EVOLUZIONE DEL CACAO E DELLA CIOCCOLATA
Originaria del centroamerica, la pianta del cacao era sfruttata dagli Atzechi, che ricavavano dai suoi semi una bevanda piccante e schiumosa.
Usavano anche mescolarla alla farina di mais o di manioca, miele e vaniglia e altri aromi, facendone una pasta detta “chocolatl”.
Il nome Theobroma cacao, dato da Linneo, indica l’apprezzamento per questi prodotti della popolazione indigena, infatti significa: cibo degli dei.
Si dice che l’imperatore Montezuma ne bevesse 50 tazze al giorno.
La cioccolata atzeca inizialmente, non piacque ai conquistadores spagnoli, ma le cose cambiarono quando qualcuno ( forse alcuni missionari ) vi aggiunsero dello zucchero.
Portata in Europa da hernan Cortes, la cioccolata si diffuse presto fra l’aristocrazia spagnola, per poi contagiare tutta la nobiltà europea.
Il „DNA“ della cioccolata subì nel tempo alcune mutazioni: alla bevanda furono aggiuntiu ingredienti conformi al gusto occidentale come la frutta secca o la noce moscata; la consistenza si fece così più densa.
Nel XVII secolo, il latte prese il posto dell’acqua.
Così pian piano( nonostante i costi fossero sempre proibitivi) la bevanda iniziò a diffondersi tra la popolazione.
Però solo nel 1785 iniziò la produzione industriale, quando a Bristol, Joseph Fry inventò una macchina a vapore per macinare i semi.
Risale invece al 1828 la messa a punto di una tecnica che separando il burro dal cacao, permise di ottenere una bevanda più fluida e gradevole, non dissimile dall’attuale cioccolata calda.
Le tavolette di cioccolato fondente e al latte invece arrivarono nel tardo ottocento, grazie al miglioramento della raffinazione e all’aggiunta di latte condensato.