EDUTAINMENT, DIVERTIAMOCI RAGAZZI MA SENZA DIMENTICARE CHE SI DEVE IMPARARE
“Coloro che fanno distinzione fra intrattenimento ed educazione forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo”.
Così scriveva il sociologo canadese Marshall McLuhan che ha postulato, molto prima di lasciarci alla fine del 1980, che gli effetti della comunicazione sulla società da una parte e sui singoli dall’altra, sono determinati anche e soprattutto dal mezzo tecnologico.
E quale secolo migliore, se non quello in cui ci troviamo, per affermare senza ombra di dubbio alcuno che McLuhan aveva perfettamente ragione? L’edutainment, chiamato anche “intrattenimento educativo” è quella forma di gioco portata avanti da educatori o insegnanti che ha come fine preciso quello di educare divertendo il bimbo o la persona coinvolta.
Ma veniamo al significato vero e proprio del termine: da dove nasce e come si è sviluppato?
Questo neologismo è stato inventato la prima volta da Bob Heyman durante la produzione di alcuni documentari realizzati per National Geographic; tradotto oramai su molti dizionari come “divertimento educativo”, il termine edutainment viene oggi usato anche per associarlo all’e-learning, il settore dell’apprendimento online che vuole trasmettere dei concetti verso gli studenti o gli alunni in modo semplice, divertente e – perché no – innovativo.
Negli anni ’90 e nel primo decennio del 2000, l’edutainment ha lasciato anche l’ambiente virtuale per spostarsi verso i mass media, nello specifico verso la televisione e i palinsesti televisivi dove, sempre più spesso si possono notare diversi programmi che utilizzano tecniche di educazione e intrattenimento per portare al di là dello schermo i propri valori eucativi. Esempi di questi programmi – nel panorama italiano ma anche in quello internazionale – sono Disney Art Attack, con il presentatore Giovanni Muciaccia; Disney Art Attack, con il presentatore Giovanni Muciaccia; Sesamo apriti – prodotto negli Stati Uniti ma arrivato fin qui in Italia grazie alla presenza dei pupazzi Muppet – la serie televisiva “Teletubbies”, prodotta dalla inglese BBC per ben 365 episodi andati tutti in onda dal 1997 al 2001.
Oggi l’ultima frontiera dell’edutainmet si sta spingendo non solo verso gli applicativi software “off-line”, ma anche e soprattutto verso quelle App che smartphone e tablet possono scaricare dagli store di Google Play e della Apple. Programmi questi che, spesso e volentieri, danno una mano ai genitori, educando e intrattenendo i figli facendoli giocare e al tempo stesso insegnando loro nozioni elementari o più progredite attraverso i tre sensi: vista, udito e tatto.
Il prossimo passo quale sarà? Le case di produzione di App ma anche i principali player del settore tecnologico stanno capendo che l’interesse deve spostarsi verso questo campo, vuoi per educare in modo corretto i bambini – oggi più che mai con una tale quantità di nozioni attorno a loro – vuoi per “spostare” il focus del loro marketing e dei prodotti su di un filone sicuramente interessante.