DIGIDIE, IL MISTERO S’INFITTISCE

Palermo si risveglia ancora con quell’interrogativo: chi è DIGIDIE?

II mistero s’infittisce. Un altro pizzino, ancora uno scritto indecifrabile, ancora quella firma intellegibile.

DIGIDIE: forse un acronimo o forse solo una sigla che non significa nulla, venuta fuori da una mente occulta in pieno brain storming. Di sicuro è uno pseudonimo, dietro cui si cela un uomo o una donna che scrive bellissimi brani, apparentemente o realmente, senza senso.

L’ultimo frammento, il quarto, è stato ritrovato nel parabrezza di un’utilitaria parcheggiata in doppia fila, davanti a una scuola elementare del centro, durante l’ora d’uscita.
E’ presumibile che l’anonimo si sia mischiato tra la moltitudine genitoriale, accalcata davanti alla scuola e, approfittando del gran trambustio che precede e segue la fuoriuscita dei pargoli euforici, abbia lasciato l’ennesima traccia, incastrata sotto il tergicristalli.

Prese una mela da un cesto di vimini posato sul top color ocra della cucina, le diede un morso svogliato, poi si lanciò sul divanetto  addossato al muro vicino alla finestra, di fronte a un Philips Led 40 pollici. Tolse le scarpe facendo leva sugli stessi piedi e mise a fissare quello schermo nero, su cui si stagliava il bagliore della luce del mattino che filtrava dalle fessure della serranda semichiusa: ci vedeva riflesso ciò che ancora rimaneva d’un fantasma scampato alla morte e alla galera; o forse era solo l’alone di un uomo nuovo che iniziava una vita nuova. Una vita di ricordi, tanto denaro e una figlia finalmente tutta per lui.