DELL’AMOR TERRENO

Il puzzle mancante

il puzzle mancante

L’amore per un altro essere umano è senza dubbio quello straordinario fenomeno  nel quale tutti, almeno una volta, ci auguriamo di esserci avventurati nel nostro cammino terreno, nonostante sia sovente foriero più di tormenti che di gioia estatica.

Cos’è questo amore?

Ipnosi, abbandono alla persona di cui ci si innamora, spinta quasi compulsiva di partecipazione all’’altro, dalla quale si trae un senso di pienezza solo in parte assimilabile al delirio estatico del ricordo del “Divino Amore”, (quello verso il quale i mistici e i santi scelgono di orientano la loro dedizione, trascendendo quello terreno)?!

Turbamento sconfinato, phatos del coinvolgimento che prelude già al dramma, contenendo quella nostalgia dell’illimitato riflessa nello sguardo reciproco degli amanti.

E’ forse dentro l’assenza, nel vuoto che rimane alla fine dell’impresa amorosa, quando l’altro non c’è più che risiede il senso e la ricchezza stessa che veniamo a sperimentare mentre s’infrange l’unione di due unicità?

Nella sofferenza di quel vuoto avvertiamo che qualcosa d’inesplicabile è andato perduto e nessun altro incontro potrà farlo rivivere.

Il puzzle mancante

Il senso stesso della vita  credo coincida con quel vissuto segnato da un’inquietudine profonda, da un’insoddisfazione implacabile, nonostante tutto ciò che riusciamo ad assicurarci, inesorabile, scandisce il percorso dell’esistenza.

Trattare il tema dell’amore limitandomi ad un’osservazione esterna risulterebbe poco attendibile e significativo da parte mia, infatti l’amore è un fenomeno che può essere osservato unicamente dalla prospettiva personale, con lo sguardo diretto e privilegiato di chi ama. Probabilmente  è esclusivamente quando amiamo che viviamo la bellezza dell’esistenza nella sua pienezza, inclusiva di delizia e tormento, mentre durante gli intervalli dall’esperienza, quando ne siamo fuori, finiamo con l’alterarne il ricordo in funzione dei bisogni scaturiti dalla mediocrità del vivere ordinario quotidiano.

Il mito eterno

Per fortuna a questo mondo esistono i poeti e gli artisti che con la loro arte alchemica di trasmutare l’esperienza così ineffabile dell’amore con i loro versi, melodie e immagini, danno voce al mito di sempre. Possiamo sentire risuonare la formula dell’amore- mito, carica di forza creatrice nel “V Inno alla Notte” del poeta tedesco Novalis, la notte quale spazio incontrastato dell’anima cosmica e terreno prediletto dagli amanti:

“(…) Un’amorosa, materna dea

cresceva nei gonfi, aurei covoni –

era la sacra ebbrezza

d’amore un dolce rito

della divinità più bella –

un’eterna, variopinta festa

dei figli del cielo

e degli abitatori della terra

passava stormendo la vita,

come una primavera,

attraverso i secoli”.

Chi s’immerge senza riserve nell’esperienza d’amore, attraversandola fino in fondo, in realtà si misura con l’eterno, con i suoi vuoti paradossalmente colmi di vita.

La dimensione psichica dell’infinito è temibile e richiede il coraggio che solo gli amanti impavidi hanno in dono. Si è colti dalla paura quando ci si abbandona incondizionatamente nelle braccia dell’altro che consideriamo, in quel preciso istante, la fonte insostituibile del nostro benessere e felicità. In questo consiste il rischio di amare che oltre alla felicità può apportare sofferenze inaspettate, ma per il fatto stesso che ci permette di emozionarci resta un’esperienza da continuare a vivere e ricercare; unico antidoto all’uniformità dell’esistenza.

L’amore sul piano terreno non è che immagine, illusione, pallido riflesso del ricordo nostalgico di una perfezione distante e indescrivibile. Illusione che muore e rivive nell’abbraccio eterno e travolgente degli amanti che perpetuano la condivisione della follia amorosa.

L’innamoramento è visione di qualcosa d’inesplicabile, è mistero, capace di accendere moti incontenibili dell’animo, emozioni travolgenti e spesso anche distruttive, quando qualcosa ostacola la realizzazione dei nostri sogni.

L’altro incarna il desiderio che vive dentro di noi. L’amore muove dall’interno e si viene rapiti da aspetti dell’altra persona (oggetto d’amore) straordinariamente corrispondenti al proprio desiderio interiore.

Tutte le visioni però amano svanire, tutto muta e soprattutto le persone. Così, trattenere la visione d’amore della quale si è anche artefici, finisce col renderci spesso vittime delle nostre illusioni sentimentali e talvolta, con esiti anche molto tragici per l’anima ma anche sul piano terreno.

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