LA VERITÀ: CONTRAPPOSIZIONE TRA LA VISIONE RAZIONALE E TRAGICA DEL CONCETTO.

Quale relazione si cela tra verità e rischio? Quali sono le differenze tra a visione razionale e quella tragica?

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Proverò  a parlarVi del rapporto tra verità e rischio. Forse questo potrebbe sembrare un pò eccentrico poichè sarebbe in quache modo più logico parlare di ” verità o rischio” in quanto la verità è ciò che salva dal rischio eventuale o attuale. Cerchiamo, comunque, di sviscerare l’argomento nella maniera più completa possibile.

Se io dico: questo soffitto è instabile , esplicito  una verità che mi tutela da un rischio, quello, in parola, di farmi male o di morire a causa del soffitto pericolante.

Heideger in un suo saggio distingue tra:  Sache  Wahrheit, verità della cosa, e Satzes Wahrheit, verità della proposizione, principio che poi la tradizione filosofica ha chiamato verità. Verità intesa come “adeguazione” tra una proposizione e uno stato di cose.

“Veritas est adeguatio rei et intellectus”: così la scolastica medioevale riassume il principio di adeguazione:  si tratta di trovare una corrispondenza tra ciò che si dice di una certa realtà e la realtà effettiva circa questa realtà: questo è il paradigma che domina la cultura occidentale da Aristotele alla scienza contemporanea. Una teoria è migliore di un’altra perchè spiega più  fatti rispetto all’altra ovvero ove c’è più corrispondenza tra ciò che si dice e la realtà effettiva: la relatività di einstain spiega più fatti rispetto alla meccanica di Newton che a sua volta spiega piu fatti della fisica di Galileo. Cio, in sintesi, per dire che il potere di adeguazione tra una determinata teoria e una classe di fatti è più grande nel caso di Einstain, più ristretta nel caso di Newton e ancora più piccola nel caso di Galileo.

Esiste un presupposto decisivo affinchè possa darsi l’adeguazione tra una proposizione e una classe di fatti: la corrispondenza che deve sussistere tra la razionalità delle cose, in quanto le cose non sono a caso, e il fatto che io possa ragionevolmente parlare di queste cose. Questo è il presupposto che sta alla base del concetto di ” adeguatio”:  noi presupponiamo di essere animali razionali, diceva Aristotele nella politica, cioè che il nostro essere razionali corrisponda alla razionalità del cosmo. Questo rende possibile una adeguazione tra ciò che io dico e ciò che è, perchè in fondo esiste un unica razionalità: la razionalità dell’essere uomo e quella del cosmo.

L’uomo è immerso nella verità ma deve scoprirla, intuirla.

Il gesto primo e istitutivo della filosofia occidentale è quello di allontanarsi dal tragico. Perchè la filosofia nasce coma decisione violenta e decisa di allontanarsi dal tragico? perchè se c’è qualcosa che incrina l’idea dell’adeguatio è proprio l’idea di tragico.

Sofocle nell’Antigone : nulla di più inquietante al di fuori dell’uomo. Da ciò se ne deduce che nella visione tragica l’uomo non è animale razionale e non può, perciò, sussistere la relazione tra razionalità dell’uomo e razionalità del cosmo.

Ma perchè troviamo la definizione di uomo come essere terribile?. Ce lo dice Nitche: l’uomo è un animale non ancora stabilizzato ed in effetti l’inquietudine cui fa riferimento Sofocle è lo specchio dell’animale non stabilzzato cui fanno capo anche gli scritti di Nitche.

Se non c’è corrispondenza tra la mia anima razionale e quella del cosmo, allora anche la verità non può essere definita come adeguazione di cui abbiamo parlato sopra. La verità nel tragico comincia ad essere qualcosa di pericoloso ed acuminato: non sta dentro ad una proposizione che spiega una realtà.

Quanta verità può sopportare un uomo? Se l’uomo è un animale non stabilizzato, la verità la subisce come qualcosa di terribile perchè non essendoci corrispondenza tra la sua anima e quella del cosmo non può esserci previsione. La verità del tragico riguarda il destino e non la conoscenza per cui ci si riferisce ad un qualcosa di imprevedibile.

Tutta la scienza è un tentativo di controllo e garanzia. Nel tragico non si da previsione, stabiltà ed episteme; nel tragico affiorano delle verità che riguardano singole persone: Edipo, Antigone, per citare degli esempi.

Anche nella dottrina cristiana non c’è adeguazione: la resurrezione si pone come la distruzione logica dell’assunto fondante del logos aristotelico. La verità della resurrezione, guardata con gli occhi aristotelici , è irrazionale perchè riguarda la salvezza e non la ragione.

La verità, intesa come adeguazione,  serve a prevedere un evento e a tutelarsene: date certe condizioni so che accadrà qualcosa. Al contrario, è impensabile prevedere che accadrà qualcosa senza porre delle condizioni. L’apocalisse si pone come la previsione di un evento tragico di cui non si conoscono i parametri temporali e le motivazioni.

In ebraico verità si dice: ” emet ” che significa fede: la verità in questo caso è accettare per vero ciò che è stato detto da Dio. Si vede come anche in questo caso il paradigma non è quello dell’adeguazione

Siamo, così, pervenuti alla spiegazione del titolo dell’articolo: verità o rischio, per la scienza, seguendo il principio di adeguazione; verità e rischio, per il tragico, il cristanesimo e per l’ebraismo, poichè nel cristianesimo non si parla di adeguazione ma di rivelazione, nel  tragico di agnizione, di un evento non prevedibile e così anche per l’ebraismo.

 

 

2 commenti per “LA VERITÀ: CONTRAPPOSIZIONE TRA LA VISIONE RAZIONALE E TRAGICA DEL CONCETTO.

  1. mariella scrive:

    Articolo molto impegnativo ma anche molto interessante. Riflettere su lla fatica e il travaglio compiuto nei secoli dalla scienza dalla filosofia potrebbe comportare per l uomo l affidamento alla fede che in qualche modo conforta e apre ad una speranza!

  2. Pietra Domenica Fucà da Caltanissetta scrive:

    Speranza uguale fede. Bravo.

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