CHE COS’È IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Il Commercio Equo e Solidale (conosciuto col nome internazionale di Fair Trade) è una forma alternativa di commercio, nato in Olanda negli anni ’70 per iniziativa di alcuni giovani impiegati di una Ong (Organizzazione non governativa) impegnata in rapporti internazionali, che provarono a spezzare ( o perlomeno scalfire) il monopolio commerciale delle grandi multinazionali attraverso azioni che mettessero al centro del rapporto economico valori di giustizia sociale e retributiva.
Negli ultimi 15 anni il CES si è diffuso in tutto il mondo, attraverso il lavoro delle Botteghe del Mondo (punti di informazione e vendita dei prodotti, nonchè fautori di iniziative di promozione) e delle Centrali di importazione ( figure centrali nello sviluppo di politiche commerciali sostenibili per i produttori di vari paesi del sud del mondo). Il fine del Commercio Equo e Solidale è quello di riuscire a garantire ai produttori un prezzo giusto per la vendita dei loro prodotti, slegandolo da logiche di profitto affamanti, come quelle imposte dalla maggioranza delle multinazionali, cercando in tal senso di ridurre al minimo i passaggi classici del percorso di un prodotto dal momento in cui si produce alla sua vendita (soprattutto i passaggi quali trasporto e pubblicità), ma che vanno a formare gran parte del prezzo finale e che non garantiscono un giusto compenso al produttore. Per questo la filiera corta proposta dal CES si rivela tanto importante: il percorso produttivo è ridotto ai minimi termini, con al massimo tre o quattro passaggi (produzione, trasporto, stoccaggio, distribuzione attraverso le botteghe), molto differente da quello delle grandi catene di distribuzione che solitamente ricorrono ad un numero di passaggi sproporzionati in eccesso, il tutto a favore di una massimizzazione del profitto ed a scapito del guadagno e della possibilità di crescita ed affrancamento del produttore.
Il CES si propone di contrastare i meccanismi iniqui del commercio mondiale in mano alle multinazionali, quali: determinazione dei prezzi (decisi dalle multinazionali in maniera arbitraria senza tenere conto dei costi di produzione, accollando però questi ultimi completamente ai produttori); impossibilità per i piccoli produttori di crearsi uno sbocco sul mercato, e quindi dover sottostare ad imposizioni derivanti da un controllo totale, senza nessun potere di trattativa; ritardi nei pagamenti, che spesso si prolungano per anni e costringono i produttori ad un indebitamento che presto va fuori controllo, favorendo l’ingresso in scena di usurai; tecniche di produzione sbagliate, scelte per un profitto immediato senza pensare al futuro; sfruttamento del lavoro minorile ( o di altre fasce di popolazione svantaggiata), a causa di mancate politiche di formazione.
Per venire incontro alle necessità dei produttori e delle piccole attività imprenditoriali, il Commercio Equo e Solidale prevede la messa in atto di diverse misure di sostegno:
prefinanziamento, probabilmente l’atto pratico più importante per chi avvia una attività, in quanto il produttore ottiene il denaro in anticipo e
non soltanto dopo la vendita. In questo modo potrà pianificare con serenità un percorso produttivo duraturo nel tempo, senza la paura di dover abbandonare il lavoro per mancanza di soldi o perchè strozzato dai debiti;
prezzo minimo garantito, deciso in accordo con i produttori e non imposto, permette ai produttori innanzitutto di mantenersi in maniera dignitosa, ma anche di dare respiro ad una produzione sostenibile dal punto di vista ambientale e di poter investire parte del denaro nello sviluppo di progetti sociali; garanzia di contratti con durata pluriennale, necessari ad una programmazione seria e aiuto al produttore attraverso servizi di consulenza riguardo ai metodi di produzione ed ai prodotti.
In cambio di ciò i produttori dovranno garantire l’utilizzo di materie prime rinnovabili, impegnarsi in percorsi scolastici e di formazione, costruire e sviluppare un mercato interno e assoluto divieto di impiegare manodopera minorile.