COME LEGGERE LA BUSTA PAGA
Quante volte vi é capitato di ricevere la busta paga e di non riuscire a raccapezzarvi tra le varie addizioni, trattenute e strani numeri? Effettivamente non è facile riusciure a decifrare tutte le sigle ed i codici che possono comporre la busta paga, e spero con questo articolo di aiutarvi in questa operazione della quale purtroppo (o per fortuna) non possiamo fare a meno. Non tutte le buste paga sono uguali, nell’impaginazione e nel modo in qui sono espresse le varie voci, ma in generale le informazioni che si possono trovare sono le stesse.
Possiamo suddividere la busta paga in tre parti:
- le prime righe dall’alto riportano i dati personali quali ad esempio il mese di retribuzione, la data di assunzione, il nome della ditta e i suoi dati. La retribuzione di fatto è determinata dal livello e dalla categoria di assunzione, ad esempio un’impiegata apprendista commessa di quinto livello avrà una retribuzione di fatto di circa €1.234, che equivale al totale lordo. La casella ore CCNL é data dal contratto collettivo nazionale di riferimento, così come la retribuzione di fatto precedentemente descritta.
- La fascia centrale si suddivide in: codici, descrizione delle varie voci, ore o giorni lavorati e conseguenti retribuzioni, competenze e trattenute. Una delle voci più discusse degli ultimi tempi è il credito denominato bonus Renzi, avente descrizione all’interno della vostra busta paga come credito DL 66/14 erogato e che ammonta all’incirca ai famosi €80. Naturalmente, come ben saprete, non tutti possono godere di questo bonus o perlomeno non nella sua totalità, infatti in base al reddito annuale viene decretato quale potrà essere l’ammontare del bonus o se ne si ha diritto.
- Passiamo poi alla parte che inizia con la casella totale lordo sulla sinistra e finisce in basso a destra con la casella denominata netto busta: partendo dal totale lordo si nota che tale cifra viene arrotondata ai centesimi e su questa si calcola il contributo INPS, valutato in base al vostro stato di assunzione. Ad esempio un impiegato con contratto di apprendistato avrà una percentuale di contributi pari al 5,84%, mentre gli operai e gli impiegati qualificati avranno una percentuale del 9,19%. La riga sottostante riporta i valori del TFR, ossia del trattamento di fine rapporto, dopodiché si passa a calcolare l’Imposta Irpef. Tale imposta é basata dapprima sull’imponibile Irpef, che è stabilito dal totale lordo non arrotondato meno il contributo INPS, su questo valore sì valuta l’IRPEF lorda in base alle varie aliquote per scaglioni annuali di reddito. Per €15.000 di reddito si avrà un’aliquota del 23%, su €28000 si passerà al 27% e così via per gli altri scaglioni. Un dipendente avrà diritto a determinate detrazioni che si ricavano da formule matematiche e servono per ridurre l’Irpef lorda, ad esempio chi ha figli o coniuge a carico ha diritto a detrazioni più alte rispetto a chi non ne ha. Il netto in busta sarà quindi dato dalla differenza tra il totale lordo ed il totale delle trattenute, a questo va sommato il bonus Renzi che non viene tassato. Infine si ha il prospetto dovuto alle ferie ed ai permessi, questi ultimi si suddividono in Rol ed ex festività, che sono quattro giorni un tempo festivi ed oggi aboliti, che vengono reinseriti nei permessi.
In conclusione abbiamo visto come la busta paga, che può sembrare di difficile interpretazione, una volta a conoscenza di queste piccole informazioni puó risultare di più facile comprensione.