CHI È TACITO?
Publio Cornelio (o Gaio) Tacito è stato uno storico e politico romano, nato intorno al 56 d. C., si dibatte tuttora sul luogo che gli ha dato i natali. Figlio di un procuratore della Gallia Belgica, studia a Roma nella scuola di Marco Aspro, Giulio Secondo e Quintiliano. Nel 78 sposa la figlia di Giulio Agrippa. Tacito ricopre la carica di questore sotto Vespasiano, quella di tribuno della plebe con Tito e quelle di decemviro e pretore con Domiziano. Dall’88 al 93 ricopre incarichi in Germania. Fu poi consul suffectus sotto Nerva e proconsole in Asia con Traiano. Tacito morì nel 120 dopo aver condotto, secondo fonti storiche, una vita semplice lineare e onesta.
La prima opera di Tacito è il “Dialogus de Oratoribus”, composta da 42 capitoli sotto forma di dialogo svolto tra Aspro, Secondo, Materno e Messala. L’opera tratta della decadenza dell’oratoria, della scuola retorica e della morale frutto dell’educazione della gioventù male impostata e dei cambiamenti politici che hanno limitato la libertà.
Il primo scritto storico di Tacito è l’“Agricola”, un elogio funebre del suocero composto dopo la morte dell’imperatore Domiziano. L’opera ha lo scopo di onorare le vittorie e le qualità di Giulio Agricola morto per avvelenamento su ordine dell’imperatore Domiziano, infatti, i contenuti del testo presentano una forte e severa condanna alla figura di Domiziano.
La “Germania” è un opera composta da due parti distinte. La prima dedicata ai Germani in generale, la seconda dedicata alla descrizione delle singole popolazioni.
Le principali opere di Publio Cornelio Tacito sono le “Historiae” e gli “Annales”, opere giunte a noi solo in versioni frammentarie ed incomplete. In queste opere l’autore dimostra di aver raggiunto la piena maturità storica analizzando oggettivamente i fatti e lo spirito umano senza subire influenze di tipo filosofico o religioso. Per Tacito la storia dell’Impero diventa la storia dei singoli imperatori.
La fama di Tacito presso i posteri è inferiore rispetto ai suoi meriti: discusso dagli autori classici (soprattutto Tertulliano); ammirato da Boccaccio, Beroaldo e Machiavelli; sostenuto da Alfieri e Foscolo; disprezzato da Napoleone.
La traduzione italiana delle sue opere più apprezzata è quella di Bernardo Davanzati.