Forse ci siamo,dopo anni di ricerche sembra che le case automobilistiche si siano convinte a puntare sull’idrogeno, Il percorso, sia chiaro è ancora lungo e tortuoso ma i motori ad idrogeno, che convertono l’energia chimica dell’idrogeno in energia meccanica facendolo reagire con l’ossigeno all’interno di celle a combustibile e producendo energia elettrica, sembrano sul punto di entrare in commercio nonostante gli ostacoli. Honda, che dal 1999 ha lanciato la sua FCX ha sempre puntato a lungo termine sulla scommessa idrogeno. GM, Ford e Renault hanno mostrato negli anni diversi tentennamenti dovuti ai costi che questa tecnologia continua ad avere rispetto ai tradizionali motori a combustione. Tuttavia i ricercatori sono riusciti negli anni a ridurre di oltre il 90% il costo di produzione nonostante resti il problema del platino, minerale prezioso, utile alla separazione dell’idrogeno ma molto costoso. Il platino ha pero’ un costo di smaltimento inferiore rispetto al litio delle batterie e i tempi di rifornimento di una vettura ad idrogeno sono paragonabili a quelli di una auto a benzina e decisamente inferiori a quelli di un’auto elettrica. Ci siamo anche come autonomia che va all’incirca dai 400 ai 600 km. L’ostacolo principale resta ancora la rete di approvvigionamento dell’idrogeno ancora insufficiente se non inesistente in molti stati.
Chi si è mosso meglio in tal senso è la California che ha gia’ alcune stazioni operative dai tempi della prima FCX commercializzata proprio nello stato americano e punta ad avere ben 100
stazioni di rifornimento entro il 2020.Anche Germania, Regno Unito e Danimarca hanno importanti progetti di sviluppo della rete nei prossimi anni. In tal senso le case automobilistiche cercano di affiancarsi agli stati promotori, perlomeno le 5 che da sempre hanno creduto di piu’ nello sviluppo dei motori a idrogeno ovvero Honda, Toyota, Daimler, Hyundai e Bmw. Non a caso proprio queste cinque fanno parte del progetto H2 Sudtirolo che prevede la commercializzazione a breve di 100 auto a idrogeno nella provincia di Bolzano e la creazione di 6 nuove stazioni di rifornimento il tutto grazie al fondo europeo per lo sviluppo regionale. Proprio
Daimler e
Hyundai stanno predisponendo il lancio sul mercato di nuovi modelli Fuell Cells, mentre chi si è già mossa in tal senso è
Toyota che dal dicembre 2014 ha commercializzato in Giappone
Toyota Mirai e si appresta a esportare il modello in Europa dapprima nel Regno Unito, in Germania e in Danimarca, poi via via negli altri stati nell’arco di un paio di anni. Ovviamente i volumi non potranno essere importanti ne’ per Toyota ne’ per le altre case soprattutto per i ritardi delle infrastrutture, ma anche per alcuni costi ancora un po’ alti. Restano ancora dubbi poi sull’effettivo impatto zero a livello ambientale. Se Toyota si vanta giustamente del fatto che il suo
motore ad idrogeno emette solo vapore acqueo c’è pero’ il rovescio della medaglia. Per produrre idrogeno bisogna ricorrere alla combustione del gas naturale o alle fonti rinnovabili. Il primo metodo è ancora molto più conveniente dal punto di vista economico ma anche decisamente più inquinante. Il risultato è che di fatto a conti fatti l’ibrido resta in molti casi al momento meno dannoso per l’ambiente almeno che non si inizi ad utilizzare una fonte alternativa al gas per la produzione dell’idrogeno come ad esempio si sta’ facendo nel centro H2 Sudtirol di Bolzano dove si utilizza elettricita’ anziche’ gas per produrre l’idrogeno. Dunque, anche in questo caso la scelta sembra essere più che mai politica e strategica, se da un lato serve ancora qualche passo per rendere meno costosa la motorizzazione a idrogeno, dall’altro solo una scelta strategica da parte di alcuni stati disposti ad investire nello sviluppo della rete distributiva potrà rendere l’auto ad idrogeno una vera opzione alternativa per le case automobilistiche, se ciò avverrà, lo scopriremo nei prossimi anni.