PERCHÈ LE CINTURE DEI MAESTRI DELLE ARTI MARZIALI SONO NERE?
Il mondo delle arti marziali, così come noi lo conosciamo, è in realtà un universo variegato e splendido. Un meraviglioso mondo di cui tutti dovremmo farne parte, perché la disciplina marziale fortifica spirito e corpo. O quantomeno è questo lo scopo principale di ogni arte marziale. La conoscenza di sé stessi e la capacità di dominare i propri istinti a favore di un equilibrio interiore, per poter rimanere in sintonia con gli altri e con l’energia universale. Questo potrebbe essere un buon modo per spiegare la disciplina marziale e spero di esserci riuscito.
Purtroppo, complice la cinematografia con i prodotti di serie B, ha un po’ svalutato le arti marziali classiche e hanno contribuito a rendere discipline bellissime, come karate, judo, Aikido ad esempio, soltanto un banale e spettacolare modo per “darle di santa ragione”.
Fortunatamente non tutti i film sono stati così disastrosi e tutti quelli che praticano, a patto che vengano insegnate le cose giuste, sanno che cosa è un vero artista marziale.
Le discipline sono centinaia, ma la maggior parte di esse arrivano dall’Asia: dagli innumerevoli stili del Wu-shu (Arte della guerra, in cinese), erroneamente presentato al mondo come Kung-fu (Parola cinese che significa letteralmente: LAVORO DURO; inteso come filosofia di vita e non solo come arte marziale), alle raffinate arti giapponesi come Ju-jitsu; Ju-do; Karate (E tutti i suoi stili); Aikido. Al coreano Tae Kwando, all’Escrima filippino, alla Thai boxe, al vietnamita Viet-vo-dao. Anche se, ci sono altre discipline in tutto il mondo che non hanno nulla da invidiare a queste. Fra tutte queste non credo che esista la migliore delle arti. Ognuna ha la sua bellezza, ognuna ha la sua storia e, a seconda delle esigenze e anche dei gusti, ognuno di noi può essere affascinato, ora da questa, ora da quell’altra arte marziale.
Quasi tutte sono accomunate dal senso di disciplina e di appartenenza ad una: “Scuola di pensiero e formazione che utilizza il combattimento come metodo educativo”, pertanto ci sarà un Maestro, qualificato ovviamente, che avrà degli studenti, degli allievi, a cui insegnare, fino a portarli al grado più elevato a cui essi possono arrivare. E per fare queste, gli allievi e il maestro, dovranno indossare un abbigliamento particolare, da usare durante le lezioni. Ecco quindi le “divise”, che nella maggioranza dei casi chiamiamo Kimono, anche se il termine è improprio e mutuato dal Karate. Oggi come oggi viene indicato come kimono quasi tutto l’abbigliamento. Tali divise variano di aspetto e colore a seconda della disciplina, ma in effetti spesso consiste in una giacca di tela, un pantalone senza tasche e con un laccio per tenerlo su e la CINTURA.
A questa punto dico subito che in effetti l’uso della cintura colorata non è antico. Diciamo che si tratta di una invenzione moderna che a colpo d’occhio deve mostrare a che livello di conoscenza è l’allievo. Bruce Lee, filoso e artista marziale noto per i film a cui deve la grande fama e per essere stato il fondatore del Jeet Kune Do, non usava divise o cinture per non doversi identificare in nessuna arte marziale, poiché il suo stile poteva mutare da un tipo di arte marziale all’altra.
Perché i colori? Perché semplicemente questi dovevano far vedere a che punto era l’allievo. Va bene, ma perché il maestro ha la cintura nera? Che significato ha?
Nulla di trascendentale. Ogni artista marziale (Soprattutto nelle arti marziali giapponesi) all’inizio riceve la cintura bianca. Perché è immacolata e il bianco è anche simbolo di purezza. Rappresenta quindi il grado di conoscenza pressoché nullo. Il colore nero della cintura, quindi, è dato dalle innumerevoli volte che l’allievo indossa la divisa. Infatti l’allievo che continua la pratica negli anni (E che quindi indossa innumerevoli volte la divisa), “sporca” la cintura, fino a farla diventare nera, perciò diventa esperto e quindi anche in grado di insegnare agli altri.
Durante gli anni e con la nascita delle federazioni, poi si sono aggiunti colori, mezzi colori, per meglio categorizzare gli allievi delle varie discipline. Ecco quindi che le cinture possono essere: bianca, bianca-giallo, giallo, giallo-arancione, arancione, viola, verde, blu, marrone, ad esempio. Ma ogni disciplina ha le sue colorazioni e i suoi gradi. Anche per i gradi superiori alla cintura nera, cioè i DAN (Gradini in giapponese).
Curiosità
Nell’Aikido, arte marziale codificata nel 1946 da Morihei Ueshiba, non esistono cinture colorate. Ma KYU (Livelli), dal sesto, fino al primo e poi Maestro. Allora indosserà, sopra il kimono, una HAMA, un pantalone a falde larghe come simbolo.
Il fondatore del Katate moderno, Gichin Funakoshi, il giorno antecedente alla prima dimostrazione, si cucì da solo il proprio kimono.
Nel Ju-do, fondato da Jigoro Kano, ad esempio il dodicesimo DAN (Conferito postumo al fondatore) ha la cintura bianca, poiché quando si raggiunge il massimo, si ritorna allievi e quindi si comincia tutto da capo e inoltre si smette di imparare solo da morti.