VIAGGIO ARCHEOLOGICO A TIKAL
Poche centinaia di metri separano l’entrata di tikal dalle sue rovine più importanti: percorrerle a piedi, permette quasi di passare dallo status di turista a quello di esploratore, tanto è fitta la vegetazione.
Questa passeggiata prepara in ogni caso allo choc visivo che si ha una volta raggiunta la piazza principale.
Qui infatti si ergono le due piramidi più notevoli di questa straordinaria città, culla della civiltà maya classica (250-900 d.c): massicce e misteriose stanno una di fronte all’altra, solcate sui quattro lati da scale che conducono alla sommità. Secondo gli archeologi, da lì i sacerdoti comunicavano tra loro e con il popolo (non a caso Tikal significa “luogo delle voci“). Il sito non si riduce però alle sole acropoli centrali.
Nel cuore di quello che oggi è un parco nazionale, si snodano meraviglie di ogni tipo: templi, palazzi reali e sculture monumentali che le piramidi gemelle sembrano sorvegliare dai loro 50 mt di altezza. I bassorilievi che rivestono numerosi edifici, talvolta molto erosi, svelano il loro simbolismo ai visitatori più eruditi e ovunque stele ricoperte di geroglifici raccontano la storia di quella che fu una delle città maya più potenti di quell’epoca.
Al momento del suo apogeo,intorno a 600 dc, la città doveva contare circa 500mila abitanti: vi si insegnavano la scrittura, le arti, l’astronomia e l’architettura.
Qui affluivano artisti, intellettuali e famiglie aristocratiche da tutta la regione.
200 anni più tardi, la giungla aveva già invaso completamente le sue rovine completando l’opera iniziata dai conquistadores….com’è possibile che secoli di raffinata civiltà siano stati cancellati così rapidamente?
Alcuni pensano che Tikal in effetti non sia stata distrutta, bensì abbandonata, probabilmente a causa di un problema climatico che aveva ridotto le risorse locali. Di fatto il territorio maya subì un lungo periodo di siccità alla fine del’VIII secolo.
A questo proposito infatti, è stato appurato che fino all’anno 1000 la città sia stata totalmente disabitata. Nella tradizione orale tuttavia,il suo ricordo non si è mai perduto, e questo ha facilitato enormemente la sua riscoperta sul finire del XVII secolo.
La prima esplorazione ufficiale risale al 1848: raggiunta a piedi o a dorso di mulo,
Tikal è stata studiata, cartografata, fotografata e naturalmente largamente saccheggiata. Nel 1951 viene addirittura costruita una pista d’atterraggio all’interno del sito archeologico.
Tutto questo fino al 26 ottobre 1979, data in cui Tikal viene dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco.
Il parco nazionale può essere visitato durante tutto l’anno anche se il periodo consigliato è da aprile a novembre, durante la stagione delle piogge infatti, l’intera area diventa un autentico pantano.
Se si osserva il sito sul far del mattino,dalla cime del tempio del serpente bicefalo che domina l’area circostante coi suoi 65 mt. di altezza, viene da dimenticarsi i sacrifici umani e le ingiustizie sociali proprie di una civiltà che dominò interi territori; per lasciarsi catturare da questa veduta magica, quella delle piramidi e dei templi che emergono dalla giungla tropicale, ultime vestigia di una civiltà scomparsa bruscamente nel pieno della sua età dell’oro.
Un luogo che ha del magico, una civiltà tanto avanzata e una foresta così lussureggiante che si fa fatica a credere all’ipotesi della siccità quale causa del suo decadimento benchè questa sia l’ipotesi più plausibile.