COME RICONOSCERE IL “MAL D’ASIA”

un male atipico che colpisce chi s'innamora perdutamente del territorio asiatico ecco come riconoscere i sintomi

Spesso si sente parlare di un male insolito, che colpisce chi, al rientro dal territorio africano, non smette mai di pensare ai suoi splendidi paesaggi o alle sensazioni provate durante quel viaggio nel continente nero, oggi però, parlerò di una sensazione che accomuna alcune persone che, come me, hanno subito un profondo mutamento al rientro da territori lontani e che diventano un richiamo mistico e profondo, i cui sintomi sono quelli unici e inconfondibile del “Mal d’Asia”

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La prima volta che sono atterrata in Oriente era per andare alla scoperta della Sri Lanka, isola a sud dell’India, terra ospitale e rigogliosa che custodisce al suo interno il sapore autentico di una spiritualità profonda, non ancora alterata dai flussi, sempre più in aumento, dei turisti che ogni anno la visitano. La visita di questo paese spazia dalla natura al religioso, in maniera repentina lasciando all’animo la possibilità di prendersi tempo per ascoltarsi, cosa non così semplice nella vita quotidiana, piena di frenesia. La sensazione al rientro da quel viaggio fu molto strana sentivo una mancanza quasi corporea, quasi fossi stata privata di qualcosa, senza capire esattamente da cosa. Ho pianificato altri viaggi dopo quello in Sri Lanka, esperienze gratificanti e di crescita, come per tutti i viaggi, ma mai come quella mia prima volta in Asia. Il ritorno in Asia non mancò ad arrivare e partendo da Singapore mi spinsi fino a raggiungere una delle isole considerate fiore all’occhiello del Mar delle Andamane, l’isola di Phuket, vista da molta gente come l’eldorado vacanziero, grazie alle sue spiagge candide e al mare cristallino. Un oriente che per certi versi non avrei voluto vedere fatto di un turismo incivile che mette gli abitanti a dover cedere alle lusinghe di un guadagno facile,sempre al servizio dei desideri più pretenziosi dei visitatori. Ma nonostante ciò il solo spostarmi in isole e lidi più appartati mi regalò la possibilità di entrare in connessione profonda con me stessa e sentire quelle sensazioni di pace e benessere mai sopite, dopo quel mio primo viaggio asiatico.L’anno dopo finalmente realizzo uno dei miei sogni più grandi, raggiungere l’India, terra sulla quale avevo letto e sentito tanto, ma alla quale non si può essere mai abbastanza preparati sopratutto se, come nel mio caso, si arriva dopo un lutto profondo, senza sapere o avere la certezza di ritrovare un pò di ciò che si è perso.

Il mio giro parte dalla capitale Delhi, città nella quale nessun turista si ferma più di un giorno, e nella quale io invece, non so bene per quale strana ragione, decido di passare ben una settimana. Un posto che mi accoglie con povertà, gente disposta a fregarti in ogni momento, puzze di urina mescolate a spezie, persone e animali ai margini della  strada moribondi.L’impatto è fortissimo e ambientarsi non è immediato, ma accade qualcosa e dopo poco cambia tutto le puzze diventano profumi e leggo negli occhi della povertà, il sorriso e la voglia di sopravvivere nonostante tutto.L’India racchiude se stessa nel paradiso dei suoi paesaggi, nello splendore dei suoi monumenti, e nell’animo dei suoi abitanti che tanto hanno da insegnare a coloro i quali si nascondono dietro alle loro inutili certezze.Dopo questa avventura indiana, che mi ha profondamente cambiata, la mia voglia e necessità inesauribile di tornare a respirare la spiritualità orientale, mi riporta ancora una volta in Thailandia in Vietnam e in Cambogia per più di un mese, dove vivo la mia quotidianità con serenità infinita, in armonia con me stessa come solo in Asia mi succede.Adesso sono nuovamente in Asia,a Kuala Lumpur, capitale malesiana, da qualche giorno e sto iniziando una nuova avventura che mi porterà alla scoperta di nuovi posti e ne sono certa, alla rievocazione di vecchi sentimenti e sensazioni che, rendono inconfondibile il”Mal d’Asia”.

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