BREXIT: QUALI SARANNO LE CONSEGUENZE PER L’ITALIA?

Cosa comporta la Brexit? Quali saranno le possibili conseguenze per gli italiani?

Abbiamo raccontato in un altro articolo che cos’è la Brexit.

Il risultato del referendum del 23 giugno 2016, in cui il Regno Unito ha votato per l’uscita dall’Unione Europea, ha suscitato fin da subito molti dubbi e interrogativi. Quali saranno le conseguenze per gli italiani?

Chiariamo subito che tutto dipenderà dagli accordi che verranno presi tra il Regno Unito e gli altri paesi dell’UE nel corso delle negoziazioni, che non hanno nemmeno ancora avuto inizio, e dovranno durare come minimo per due anni. Va anche ricordato che, per tutta la durata di tali trattative, il Regno Unito continuerà ad essere a tutti gli effetti un paese membro della Comunità Europea, e quindi non vi saranno cambiamenti.

Proviamo però a capire quali sono gli aspetti della “Brexit” che potrebbero influenzare le nostre vite.

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ITALIANI RESIDENTI NEL REGNO UNITO

Ci sono circa 3 milioni e mezzo di cittadini UE residenti nel Regno Unito. Di questi, circa 600mila sono italiani.

Attualmente, la normativa europea consente a queste persone di abitare e lavorare in UK senza dover richiedere permessi di soggiorno o di lavoro, e anche di usufruire del servizio sanitario nazionale senza oneri.

E dopo Brexit? Le dichiarazioni più recenti del governo inglese sembrano andare in direzione di un mantenimento dei “diritti acquisiti”, ma al momento non è certo che tali diritti saranno automaticamente riconosciuti. Potrebbe magari rendersi necessario, per chi intendesse continuare a vivere in UK, richiedere un permesso di residenza o addirittura prendere la cittadinanza britannica.

Un discorso analogo riguarda, naturalmente, i circa 1,5 milioni di cittadini britannici che risiedono in altri paesi dell’Unione Europea.

 ITALIANI CHE VORRANNO TRASFERIRSI NEL REGNO UNITO

Per gli italiani che, dopo la Brexit, vorranno trasferirsi in UK per vivere e per lavorare, la situazione potrebbe essere più complicata.

Secondo i sondaggi, una delle principali motivazioni che hanno spinto gli inglesi a votare per  l’uscita dall’Unione Europea è stata la volontà di mettere un limite all’immigrazione verso il loro paese.

Di conseguenza, dopo il referendum il governo ha dichiarato di voler introdurre, con la Brexit, un limite all’immigrazione: questo significherebbe non accettare più la “libera circolazione delle persone”, attualmente prevista tra paesi dell’Unione Europea, che consente ai cittadini europei di vivere e lavorare in qualunque altro paese dell’UE.

Le modalità di questa eventuale limitazione all’immigrazione non sono chiare: si è parlato di una “selezione” sulla base della professionalità e del superamento di una sorta di test per ottenere un permesso di lavoro, ma non vi è nulla di certo.

Su questo punto, però, il Presidente della Commissione Europea ha espresso un’opinione chiara: se il Regno Unito deciderà di non accettare più la “libera circolazione” non potrà nemmeno  rimanere all’interno del mercato unico. Privilegio al quale i britannici non vorrebbero davvero rinunciare.

STUDIO E UNIVERSITÀ

Attualmente, gli studenti europei che intendono frequentare una delle università britanniche usufruiscono delle stesse tariffe e agevolazioni (accesso a finanziamenti e borse di studio) di cui godono gli studenti inglesi. Non è certo se questa comparazione verrà mantenuta anche dopo la Brexit. Non a caso, tra i maggiori oppositori dell’uscita dall’Unione Europea troviamo proprio i due centri universitari più prestigiosi d’Inghilterra, Oxford e Cambridge, che temono fortemente che la Brexit possa comportare una riduzione delle iscrizioni degli studenti dei paesi d’oltremanica.

Per il momento, l’UK ha confermato che per gli studenti già iscritti alle università britanniche per gli anni 2016-2017 e 2017-2018 e per quelli che si troveranno in UK con il progetto Erasmus le condizioni resteranno invariate.

Quando Brexit diventerà effettiva, il cambiamento più consistente per gli studenti stranieri potrebbe essere quello di un aumento consistente delle tasse scolastiche e universitarie.

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 VIAGGI E VACANZE

L’introduzione di un sistema di visti per chi vorrà viaggiare da e verso il Regno Unito è molto improbabile. Potrebbe però non essere più accettata la carta d’identità come documento valido per l’ingresso in UK, quindi servirebbe necessariamente il passaporto.

Inoltre, mentre adesso al turista europeo è garantita l’assistenza sanitaria gratuita, dopo la Brexit un’eventuale prestazione sanitaria potrebbe avere un costo. Anche su questo punto, tutto dipenderà dalle trattative tra UK e paesi UE e verrà comunque rispettata la reciprocità.

Ancora, potrebbero aumentare le tariffe per i servizi di roaming e di connessione dati, per l’uso del telefono cellulare e di internet.

Le tariffe delle compagnie low cost potrebbero alzarsi, e potrebbero essere modificate alcune destinazioni di arrivo o di partenza a cui finora ci eravamo abituati.

Infine, si ipotizza che il Regno Unito potrebbe introdurre una tassa di soggiorno a carico dei turisti, per compensare in parte la mancata entrata di finanziamenti europei.

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COMMERCIO CON L’UK

Per le aziende che hanno rapporti commerciali con il Regno Unito, la Brexit potrebbe portare molti cambiamenti, soprattutto se il governo britannico decidesse di uscire dal mercato unico europeo. Questa ipotesi comporterebbe l’introduzione di dazi doganali e più burocrazia negli scambi commerciali.

 IRLANDA

l’Irlanda del Nord è una piccola sezione dell’isola d’Irlanda che appartiene al Regno Unito. Il suo territorio confina con quello del resto dell’Irlanda, che è una repubblica indipendente (detta anche EIRE). Attualmente, la comune appartenenza all’Unione Europea rende molto semplice l’attraversamento del confine tra i due paesi. Se però con Brexit venisse ripristinato un confine più rigido, potrebbe essere più complesso passare da un paese all’altro anche solo per un tour turistico dell’isola.

 GIBILTERRA

Anche per questo piccolo territorio britannico collocato in Spagna la Brexit potrebbe comportare l’introduzione di un confine più rigido: per visitare Gibilterra potrebbe quindi essere necessario il passaporto, e per i commerci con Gibilterra potrebbero essere introdotti dei dazi e dei controlli doganali.

 

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