IL DOLCE DEI POVERI

il migliaccio una cascata di dolcezza

Il dolce dei poveri: il migliaccio

Tempo fa una persona mi raccontò che da piccolo la sua mamma e la sua tata, originarie di un paese del napoletano, nelle festività preparavano, insieme ai dolci più importanti, un dolce di cui non ricordava però più il nome e che non aveva più mangiato da allora., ma il cui sapore era, però, rimasto  impresso nella sua memoria. Ma nonostante la dolcezza del ricordo, che si mescolava a quello della torta, non seppe dirmi altro se non che lo chiamavano “migliaccio “ o anche “il dolce dei poveri”.

Per affetto e per curiosità andai alla ricerca della ricetta chiedendo in giro fra parenti ed amici più avanti negli anni. Dopo un po’ di tempo la mia ricerca giunse al termine perché un familiare, sorridendo per la tenerezza di passate memorie, mi spiegò come cucinarlo e mi dette gli ingredienti. E frugando nei ricordi mi raccontò anche che era un dolce chiamato dei poveri, perché cucinato dalle famiglie che non potevano permettersi la più elaborata “pastiera” (siamo nel napoletano). Ora, se la matematica non è un’opinione, la ricetta allora dovrebbe risalire quanto meno  ai primi del Novecento, e questo mi incuriosì ulteriormente…ora mi restava provarlo.

E’ davvero un dolce semplice, ma molto energetico e non molto calorico. Come sempre, nel tempo si sono avute parecchie varianti ma la sua origine consiste nella versione base, che vi darò alla quale l’unica concessione data è l’aggiunta opzionale dei pezzetti di frutta candita.

Lo cucino spesso, veloce e non molto complicato da farsi, al piacere del gusto si associa quello del ricordo di tempi che non ci sono più.

Dunque bisogna procurarsi i seguenti ingredienti

-           250 grammi di semolino (si vende in busta in qualsiasi supermercato);

-          250 ml circa di latte intero;

-          75 grammi di burro:

-          750 ml di acqua;

 

Messi in un pentolino il latte, l’acqua, e il burro, a fuoco lento bisogna portare ad ebollizione, girando ogni tanto  con un cucchiaio di legno. Appena inizia il bollire, versare a pioggia il semolino, continuando sempre a mescolare per circa dieci minuti ancora. Spegnere e lasciare intiepidire il composto.

Nel frattempo, prendete

-          Quattro uova;

-          350 grammi di zucchero;

-          Scorza grattugiata di limone;

-          Una stecca di vaniglia o una busta di vanillina e una fialetta di aroma ai fiori d’arancia o millefiori;

-          Pezzetti di frutta candita a piacere

Ora lavorate le uova con la frusta e, sempre a pioggia, vi unite lo zucchero. Man mano aggiungete gli aromi e la scorza di limone grattugiata finemente. Quando il composto è morbido e ben amalgamato lo aggiungete al semolino che nel frattempo si è raffreddato.

Mescolate energicamente il tutto e se si formano grumi, insistere con la frusta (quella a mano è davvero efficace).

Versare in una teglia precedentemente imburrata e infarinata e mettere in forno a 200° gradi.

Quando la superficie sarà colorita di un oro bruno il nostro dolce è pronto, in genere dopo  40 minuti circa… (mi raccomando colore bruno non bruciato!!!!).

Lasciare raffreddare, cospargere con zucchero a velo e servire a fette.

E, mi raccomando, nel servire, raccontate ai vostri ospiti che il migliaccio è un dolce antichissimo, che le nostre nonne cucinavano per rendere felici i loro bambini..

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