LA LOGICA DELLA MENZOGNA

LA BUGIA HA IL NASO CALDO ED UN'INTELLIGENZA
Che cosa è la menzogna? Semplicemente la messa in atto deliberata, con la volontà di ingannare qualcuno, manipolando la realtà, di comunicare all’altro il falso.
La menzogna è un qualcosa di quasi universalmente condannato ma tutti la usano.
In media, infatti, le persone mentono nel 34% delle loro interazioni; le coppie sposate mentono almeno una su dieci volte nella relazione con il partner.
Ma l’uomo è l’unico essere vivente che mente? No. Lo fanno anche gli animali: un esempio su tutti è rappresentato dalla storia di “Koko”, uno scimpanzé che è stato adottato da persone che le hanno insegnato il linguaggio dei segni. Una volta “Koko” si è arrabbiata e in un impeto ha rotto un vaso: interrogata sull’accaduto ha incolpato il gatto.image
Ci sono vari tipi di menzogna ma anche vari tipi di mentitori: quelli esperti nell’ingannare e quelli invece che, non avendone un’attitudine ben radicata, tentano di mentire ma con scarsi risultati.
Ci sono, poi, quelli che mentono patologicamente: i cleptomani, ad esempio. Questi, però, non sono in grado di mettere in atto una strategia atta a non farsi scoprire, poiché le loro menzogne sono legate a comportamenti compulsivi.
I soggetti affetti da Parkinson non riescono a mentire per via di una attività deficitaria della corteccia pre frontale.
Ciò che è sicuro è che per essere un bravo mentitore bisogna aver sviluppato quella che in gergo viene chiamata: ” intelligenza machiavellica”. Intelligenza, quest’ultima, che ci permette, per esempio, di individuare il soggetto al quale mentire e quando mentire.

Ma perchè mentiamo?

Ci sono molte teorie che sostengono che l’uomo si comporti razionalmente ovvero che menta prevalentemente in un’ottica di profitto o, più precisamente, quando si crea una situazione in cui, dicendo il falso, ne può avere un tornaconto.
Quello che è certo e che mi sento di asserire come intermezzo in questa che si propone come disamina dei processi mentali riferiti alla bugia, è che non bisognerebbe essere così critici nel giudicare la menzogna poiché certe volte si è costretti a mentire o a mentirsi.
Detto in parole più semplici la menzogna può essere vista come un’autodifesa, un muro che il soggetto alza tra se e la cruda realtà.
Ma torniamo al focus della disamina.
Ciò che pochi, molto probabilmente, sanno è che la menzogna si articola in una serie di processi: cognitivi, atti ad elaborare la strategia che poi servirà a rendere la menzogna credibile per avere e /o ottenere il risultato voluto, ed emozionali.
Questi ultimi sono legati, perlopiù, al conflitto morale, ovvero alle giustificazioni che il soggetto si dà e che ne giustificano, al suo interno, il comportamento.
L’uomo di suo è portato al comportamento onesto.
Infatti, comportarsi onestamente da piacere poiché attiva determinate aree celebrali che sono legate alle sensazioni piacevoli.
Ci sono, poi, una serie di fattori che spiegano quelli che, poche riga sopra, abbiamo chiamato processi ( o sarebbe meglio definirli “conflitti” ) morali. I primi sono detti fattori disposizionali ovvero l’alto grado di “disimpegno morale” o, detto anche in altri termini, la bravura del soggetto a costruirsi delle giustificazioni all’azione disonesta dicendosi, ad esempio: tanto a quello non serviva.
Ci sono, sempre in questo ambito, persone che dipendendo, poi,  dall’altrui giudizio, e mentono per ottenerne un vantaggio solo quando hanno la certezza che la menzogna non verrà mai scoperta.
Altri sono i fattori situazionali ovvero il crearsi di situazioni favorevoli porta il soggetto a mentire, conscio del fatto che sarà proprio il contesto a rendere “occulta” la sua menzogna.
Quali sono gli aspetti neurali che delineano il processo in questione?
Si può creare una macchina della verità infallibile?
Alla prima domanda, in parte,  abbiamo già risposto perché si sa che la menzogna impegna una particolare area celebrale: la corteccia pre frontale. Studi più approfonditi, in un futuro, potranno anche rivelarci di più sui meccanismi che vengono posti in atto nel nostro cervello allorché si mente.
Quello che è certo è che se un soggetto sa che non verrà mai scoperto si hanno piu probabilità che inganni a suo vantaggio, rispetto, invece, a situazioni nelle quali è in gioco la reputazione dello stesso.
Per quanto concerne, infine, i meccanismi su cui potrebbe basarsi una macchina della verità infallibile ci sarebbe molto da dire.
Quello che è importante capire è che il corpo rivela con certi atteggiamenti le intenzioni del soggetto. Questo è da tempo risaputo e studi come quello della PNL sono in continua evoluzione.
Solo recentemente, però, si è potuto osservare, attraverso una telecamera termica, che vi sono delle zone del corpo che si riscaldano di più di altre quando si mente. Il naso ad esempio, nel caso di menzogna egoistica con reputazione a rischio, si riscalda in maniera notevole sia in fase di preparazione alla menzogna che in fase esecutiva.
Concludendo: una macchina della verità non raggirabile, in definitiva, prima o poi, verrà inventata ma interessante è stato, per me, fare questo excursus sulla menzogna ed i processi che essa impegna.

 

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