“RESURREZIONE” DI TOLSTOJ

Un romanzo coinvolgente che porta il lettore in mondi mai visitati: il contesto penitenziario è descritto nelle sue molteplici contraddizioni e sofferenze di chi lo vive.

Un romanzo complesso e coinvolgente. Attraverso l’esperienza vissuta dal protagonista, il lettore precipita in mondi mai visitati prima, che nonostante abbiano numerosi aspetti angoscianti, non sono estranee a tonalità familiari.
Il primo ambiente col quale il lettore si confronta riguarda l’intero mondo introspettivo del protagonista. Neheliudov, un aristocratico che può permettersi di condurre una vita agiata, grazie ai ricavi delle proprietà ereditate. Confrontandosi con le miserie umane, sceglie di assumere una nuova posizione innanzi ad uno stile di vita che non lo accontenta più, perché non è soddisfatto di se stesso.

La vita è preziosa e un giorno matura l’idea di voler dare un senso alla propria esistenza. Recuperare i valori in cui credeva da adolescente e guadagnare il coraggio di essere se stesso, di ignorare le aspettative che altri manifestano nei suoi confronti, pur di essere coerente. Il lettore si confronta con il percorso personale del protagonista, il quale mano a mano effettua scelte importanti, tra le quali la condivisione dei ricavi dei propri terreni con i contadini che lo lavoravano. Una personalità complessa, quella di Neheliudov, che si arricchisce di sentimenti ed emozioni provate con intensità: il rimorso, il senso di colpa, l’orgoglio, l’innamoramento e persino la noia. Non c’è alcuna esperienza emotiva di Neheliudov che rimanga sottintesa o incerta. Tolstoj è così generoso nel descrivere il suo protagonista, che il lettore finisce per provare empatia per lui nel corso delle sue articolate vicissitudini.


Un altro mondo intensamente visitato nel corso del romanzo è il mondo penitenziario, con le sue infinite sofferenze: vite strappate alla libertà, sovente arbitrariamente. Esistenze spezzate, come ramoscelli al vento, da un sistema politico e amministrativo indifferente. Schiava della burocrazia e della supremazia di poteri incontrastati, la natura umana si rivela in carcere umiliata, offesa, depauperata, fino alla morte, che si rivela troppo spesso l’unica via di uscita.

Le pagine di Tolstoj grondano di sofferenza

Nel corso della lettura, il colore dei sentimenti da essa evocati sono sovente cupi. Quella rare volte che si prova speranza, ciò avviene grazie alla forza del protagonista di andare fino in fondo, di guadagnare insieme alla tenacia, un progressivo senso di accettazione per tutto ciò che non può essere modificato.
Mano a mano che il percorso del protagonista prende forma, anche la sua capacità di amare muta: da possessivo, diventa sempre più altruista. L’esistenza richiama a un senso di responsabilità che riflette l’obbligo morale di rispondere dei propri errori e trovare così quiete solo in azioni risarcitorie, al costo di rischiare di rinunciare alla propria felicità.
Questo è l’altro grande tema sviluppato dall’Autore: quale risorsa possiamo sviluppare per dare un senso alla nostra vita? La risposta è tutta di natura spirituale esplicitamente Cristiana.

L’etica trova naturale sponda nella Fede, non tanto in termini ecclesiastici, quanto in termini esistenziali: il rispetto per l’Uomo. La vita va onorata con l’onestà e con l’amore per il prossimo. La capacità di amare deve superare la spontaneità e la banalità della rivendicazione, dell’odio, dell’indifferenza …. in sintesi, il bene deve sconfiggere il male attraverso la testimonianza di ciascuno di noi che deve scegliere da che parte schierarsi.
Ho letto l’opera con passione, concedendomi maggior tempo del necessario per potermi calare maggiormente nelle pagine di Tolstoj.
Per lavoro conosco il mondo penitenziario del nostro Paese (mi occupo come psicologo di prevenzione al suicidio dei detenuti) e sono rimasto stupito delle molteplici somiglianze tra il contesto descritto nel romanzo e l’ambiente da me vissuto oggi, a distanza di più di un secolo dall’anno in cui Tolstoj ha ultimato “Resurrezione” (1899). Il carcere è un mondo statico, contraddittorio, pesante, asfissiante. A dispetto di ogni principio etico e giuridico che vorrebbe una pena riabilitativa, in realtà le nostre istituzioni penali sono fortemente umilianti, non solo per i detenuti, ma anche per gli operatori, privati degli strumenti necessari per rendere la pena più vicina al fondamentale principio di rispetto per la dignità umana.
Il romanzo deve essere letto da tutti. Rappresenta un pietra miliare della formazione civica di qualsiasi cittadino.

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