STEVE JOBS
Quando ho cambiato lavoro mi sono ritrovata non soltanto a imparare nuove mansioni, a entrare nell’ottica di competenze e ambiti assai diversi da quando ho svolto per oltre quindici anni; oltre a tutto questo mi sono trovata davanti a un Mac. Già, io abituata con il classico PC Windows. Amo la tecnologia quindi è stato abbastanza facile iniziare a “smanettare” (come si dice in gergo; non solo “petaloso”) con il nuovo aggeggio.
Dopo aver letteralmente alzato la scrivania mi sono resa conto che tutto era racchiuso nel monitor e in un piccolo box. Molto piccolo.
Poi ho visto STEVE JOBS e ho riscontrato tutti i miei dubbi. La trama parte dal 1984 quando Jobs si preparava a lanciare sul mercato il Macintosh 128K. Questo strumento però non riesce a soddisfare il mercato così come Jobs non è soddisfatto dal lavoro dei suoi collaboratori. Il Mac non dice “ciao” e tutto questo lo manda in tilt.
Viene cacciato dalla società e quattro anni dopo fonda la NeXT e crea un nuovo computer con il chiaro e unico fine di invogliare in qualche modo la Apple ad acquisire la società.
Dieci anni dopo è proprio quello che accade. Nel frattempo Jobs recupera con non poche difficoltà il rapporto con la figlia e le promette che un giorno le avrebbe messo la musica in tasca. Un anticipo di quello che oggi sarà l’iPod.
Il film è di una lentezza a tratti disarmante. La figura di Steve Jobs non ne esce troppo egregiamente e la parte più interessate secondo me resta la storia con la figlia.
“L’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate” è una delle frasi più celebri di Jobs ma nulla di questo traspare dalla pellicola. La trama si trascina, sembra chiusa, ermetica come il computer che lui inventa, migliora, esplora. La stessa locandina del film sembra un qualcosa senza uscita, senza appigli. E’ qualcosa che c’è. Punto.
E’ una entità chiusa all’esterno. Il Mac è innovativo ma per alcuni versi assai poco versatile. Rispecchia probabilmente il suo ideatore che nonostante tutto persevera e raggiunge l’obiettivo.
Un uomo dal quale c’è molto da imparare, nonostante la durezza dei suo modi e l’irrequietezza del suo animo. Un omaggio a un grande imprenditore.