VENDERE CIBO FATTO IN CASA: COSA SI PUÒ PRODURRE?

Tutto ciò che c'è da sapere per vendere cibo preparato in casa.

cibo fatto in casaIn tempo di crisi economica,  con la perdita di molti posti di lavoro si presenta spesso il dilemma su che tipo di attività investire le proprie energie in modo da raggiungere un equilibrio economico e anche qualche soddisfazione!

Se siete amanti della cucina e vi dilettate a preparare dei piatti deliziosi , questa passione potrebbe diventare il vostro nuovo lavoro.  Infatti vendere cibo fatto in casa in California è diventata una vera e propria attività imprenditoriale. Basti pensare che solo a Los Angeles sono attive circa 1200 imprese alimentari domestiche.

Adesso vi starete chiedendo se anche in Italia è possibile avviare un’attività del genere in modo del tutto legale . Ebbene si!  Anche in Italia come nel resto dell’Europa è possibile svolgere questo tipo di attività, grazie al Regolamento europeo CE 852/2004, Allegato II, Capitolo III che regolamenta questa tipologia di impresa. E’ bene notare che, a differenza degli altri paesi europei , in Italia esiste un vuoto applicativo della legge, nel senso che le norme esistono e sono quelle del regolamento citato sopra ma non esistono ancora istruzioni idonee per lo svolgimento.

Infatti solo in poche regioni come il Piemonte, si sono stabilite le regole necessarie per avviare questa tipologia di attività sotto il profilo amministrativo, strutturale e formativo, in modo da rispettare i principi igienico- sanitari menzionati e richiesti dal Regolamento europeo.  Nonostante  tutto per chi necessita di un sostegno nell’avviare questo progetto di microimpresa domestica ci sono molte associazioni, reperibili anche sul web,  che offrono aiuto e servizi vari per avviare l’attività.

Fatta questa premessa vediamo quali sono le tappe per produrre e vendere cibo preparato in casa.

La prima cosa da fare è valutare che tipo di alimenti vogliamo produrre. Infatti è possibile preparare in casa alimenti del settore pasticceria, prodotti da forno, gastronomia, conserve salate o dolci ed è possibile anche produrre delle bevande.

E’ tassativamente vietata la produzione in casa di  alimenti di origine animale come  riconosciuto ai sensi del Regolamento (CE) n. 852/2004 e delle disposizioni contenute nel Regolamento (CE) n. 853/2004.

Una volta definita la produzione da intraprendere è necessario chiedere un parere preventivo all ‘asl territoriale in merito al  progetto di produzione, perché prima di avviare un impresa domestica sarà necessario verificare se i locali posseduti, le attrezzature ed il bagno di casa  sono idonei allo svolgimento della stessa.

Infatti il regolamento europeo stabilisce che per produrre cibo in casa destinato alla vendita, bisogna avere una cucina ad uso esclusivo della produzione di cibo e non per uso familiare. Poi il bagno deve essere dotato di un antibagno oppure di  un disimpegno, gli asciugamani devono essere monouso e i rubinetti a comando manuale.

Per chi  non avesse la possibilità di allestire una cucina ad uso esclusivo per la produzione di cibo da vendere è possibile comunque, previa autorizzazione dell’asl competente, allestire uno spazio all’interno della cucina che si usa a livello familiare rispettando sempre tutti i principi igienico -sanitari in vigore.

Quindi è importante  progettare la propria cucina in base alle normative igienico sanitarie vigenti  e ai principi dell’HACCP,  valutare l’accessibilità ad un prestito per ottenere del capitale utile a finanziare l’eventuale adeguamento dei locali cucina.

La seconda tappa prevede la scelta del sistema HACCP, ovvero le modalità di gestione della sicurezza alimentare che variano in base al tipo di prodotto che prepariamo.

Talvolta per chi è alle prime armi e non ha molta esperienza nel campo della gestione igienico-sanitaria degli alimenti, è opportuno frequentare un corso di formazione  come operatore alimentare (OSA) in modo da acquisire tutte le competenze necessarie per operare in modo corretto.

Terminati gli adempimenti  logistici e strutturali dell’impresa inizia la parte burocratica . Infatti produrre e vendere alimenti cucinati in casa è a tutti gli effetti un ‘attività economica, e quindi bisogna effettuare tutti gli adempimenti fiscali e tributari vigenti.

 L’impresa domestica dovrà essere iscritta alla CCIAA competente come piccola impresa del settore artigianale, quindi chi intraprenderà questa attività sarà un piccolo imprenditore artigiano.

Poi sarà necessario valutare, con l’aiuto di un commercialista, il regime fiscale idoneo in funzione del reddito che si pensa di realizzare. Fatto questo si dovrà procedere con la presentazione della SCIA ( Segnalazione Certificata di inizio Attività)  all’ufficio SUAP ( Sportello Unico delle Attività produttive) del comune di residenza.  Dopo questi adempimenti si potrà iniziare a cucinare e commercializzare il cibo preparato, attendendo che l”Asl verifichi il  possesso dei requisiti dei locali cucina  dichiarati.  E’ bene sapere che questa verifica deve avvenire entro 60 giorni dalla presentazione della SCIA.

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