POSTO FISSO, POSTO “VARIABILE”

Analisi del mercato del lavoro in Italia

 

Unknown

Il 2016 si è aperto con notizie fortunate sul versante del mercato del lavoro.

La disoccupazione infatti va calando, benché il numero degli inoccupati sia in leggero aumento (dunque meno persone che cercano lavoro rispetto a prima, ma comunque -in termini assoluti- vi è un aumento del numero dei lavoratori).

[vedi: dati ISTAT]

E dunque come non affrontare uno dei dubbi che maggiormente attanaglia gli italiani, cioè se valga la pena attendere mesi (magari passandoli a preparare ardui concorsi) onde raggiungere una posizione nel pubblico impiego, o sia invece preferibile affrontare il più “dinamico” mercato del lavoro privato.

Infatti il posto statale si raggiunge (a tempo indeterminato) solo per concorso [vedi art. 97 Cost], e benché la Corte di Cassazione abbia affermato la teorica possibilità del licenziamento nel pubblico impiego una circolare del ministero del lavoro ha immediatamente chiarito che così non possa invece accadere.

In questi anni infatti diversi sono stati i casi, invero deprecabili, di pubblici “fannulloni” scoperti ma che hanno mantenuto il posto, contro questi và però aggiunto che proprio in questi giorni il presidente del consiglio ha affermato che in caso di assenteismo o multipli “timbri” dei cartellini vi potrebbero essere nuove sanzioni, finanche il licenziamento. Staremo a vedere.

Ma quali sono dunque le differenze fra i due tipi di lavoro?

Sicuramente l’accesso: nella pubblica amministrazione infatti, come ripetiamo, si può accedere solo per concorso, viceversa nel settore privato basta un semplice contratto di assunzione; inoltre non sono possibili scatti di carriera nel pubblico, se non preventivamente previsti, salvo nuovi concorsi del lavoratore. (in compenso vi è però la tutt’altro che trascurabile non licenziabilità  del lavoratore per motivi economici.

Ancora, il dipendente pubblico non può esercitare altre attività (eccezion fatta per i docenti, salva autorizzazione del dirigente scolastico o del rettore per gli universitari), con alcune eccezioni previste per il lavoro familiare.

Occorre infine parlare di redditi, secondo i dati Istat il reddito medio mensile netto di un dipendente in italia è di 1200,00 euro; per i dipendenti pubblici invece la media sale a 1400,00 euro.

 

Che dire dunque? sicuramente il lavoratore pubblico ha alcuni vantaggi “contrattuali” ma è indubbio che la sua attività è anche infinitamente più limitata dalla normativa, inoltre per le figure apicali i redditi scendono drasticamente per i dirigenti pubblici rispetto ai privati (primo reddito di un dirigente pubblico: 50.000,00 euro lordi l’anno circa, contro i 100.000,00 euro che percepisce mediamente un dirigente privato, secondo dati Inps).

E’ dunque consiglio di chi scrive che coloro che si affacciano al mercato del lavoro (anche non nella prima volta) seguano le proprie personali aspirazioni, e solo in conseguenza di queste decidano a che professione aspirare.

 

 

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