DRONI PER UNA GUERRA PIÙ SICURA
Veicoli aerei senza equipaggio, noti anche come droni. Sono aerei controllati da piloti a terra o, sempre più autonomamente a seguito di una missione pre-impostata via computer. Ci sono decine di diversi tipi di droni, fondamentalmente si dividono in due categorie: quelli che vengono utilizzati per scopi di ricognizione e sorveglianza e quelli che sono armati con missili e bombe.
L’uso dei droni è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, perché a differenza degli aeromobili con equipaggio possono rimanere in aria per molte ore (Zephyr un drone britannico in fase di sviluppo ha appena rotto il record mondiale volando per oltre 82 ore non stop); sono molto più economici rispetto agli aerei militari e sono controllati a distanza, dunque non c’è pericolo per l’equipaggio in volo.
Mentre l’inglese Reaper e lo statunitense Predator sono in Afghanistan e in Iraq, il controllo viene effettuato via satellite da Nellis e Creech USAF, base esterna di Las Vegas in Nevada (USA). Squadre di terra lanciano i droni dalla zona di conflitto quindi il funzionamento è consegnato ai controller che con degli schermi video installati su dei rimorchi appositamente progettati nel deserto del Nevada, monitorano il volo. Una persona ‘guida’ il drone, un altro gestisce e controlla le telecamere e sensori, mentre una terza persona è in contatto con i “clienti” ovvero truppe di terra e comandanti nella zona di guerra. Droni armati sono già stati utilizzati in passato durante la guerra nei Balcani ma il loro uso si è drammaticamente intensificato in Afghanistan, Iraq e nella guerra non dichiarata della CIA in Pakistan.
Gli Stati Uniti hanno due separati ‘squadroni’ di droni armati – uno gestito dalla US Air Force e uno gestito dalla CIA. Utilizzando droni, l’USAF Air Force ha aumentato il numero di pattuglie aeree di combattimento del 600% negli ultimi sei anni; infatti in ogni momento ci sono almeno 36 UAV armati sopra l’Afghanistan e l’Iraq. Si prevede di aumentare questo numero a 80 entro il 2016. Il direttore della CIA Leon Panetta ha recentemente dichiarato che i droni sono “l’unico gioco in città.” La CIA hanno utilizzato droni in Pakistan e in altri paesi per assassinare “i leader del terrorismo.” Questo programma è stato avviato dall’amministrazione Bush ed è aumentato sotto quella di Obama. Ci sono stati 41 attacchi di droni in Pakistan da quando Obama è diventato presidente. Un’analisi di un think tank americano, “The Brookings Institution”, effettuata sugli attacchi dei droni in Pakistan, ha dimostrato che per ogni leader militante ucciso, 10 civili sono morti.
Droni in Europa, Regno Unito
Il Regno Unito ha diversi tipi di droni armati e di sorveglianza in Iraq e Afghanistan e altri in fase di produzione o di sviluppo. Il Regno Unito ha iniziato a utilizzare droni armati in Afghanistan nell’ottobre 2007, dopo l’acquisto di tre Reapers da General Atomics ad un costo di sei milioni di £ ciascuno. Il Ministero della Difesa ha confermato nel giugno 2008 che un Reaper UAV britannico aveva sparato per la prima volta, ma ha rifiutato di fornire dettagli. Nel marzo 2009, il Daily Telegraph ha riferito che droni britannici erano stati utilizzati dieci volte in attacchi armati.
Watchkeeper
Così come per i droni armati, il Regno Unito ha diversi tipi di droni di sorveglianza, in particolare Watchkeeper, un drone realizzato congiuntamente dalla Ebit (società israeliana) e Thales UK. Il Regno Unito ha acquistato 54 droni Watchkeeper e stazioni di terra ad un costo di 860.000.000£. I primi dieci sono stati costruiti in Israele, successivamente la produzione si è trasferita in una struttura appositamente costruita a Leicester. I test sono stati effettuati ad Aberporth, in Galle,s e Watchkeeper è entrato in servizio nel 2010. Ci sono stati recentemente rapporti che Watchkeeper potrà essere armato in futuro.
Preoccupazione grave
Philip Alston, relatore speciale delle Nazioni Unite di Thes sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, ha detto che l’uso di droni non è combattere ma effettuare ‘uccisioni mirate’. Egli ha ripetutamente chiesto agli Stati Uniti di spiegare come giustificano l’uso di droni per colpire e uccidere persone in base al diritto internazionale. Gli Stati Uniti hanno finora rifiutato di farlo. In un rapporto alle Nazioni Unite ha detto che il governo degli Stati Uniti (e di conseguenza il governo del Regno Unito) “dovrebbe specificare le basi per le decisioni di uccidere piuttosto che catturare particolari individui e dovrebbe rendere pubblico il numero di civili uccisi a causa di attacchi di droni oltre alle misure messe in atto per prevenire tali sinistri”.
Un ulteriore problema è fino a che punto gli operatori si dilettano con il grilletto delle armi telecomandate, essendo situati in luoghi completamente sicuri, distante migliaia di km dalla zona di conflitto. Keith Shurtleff, un istruttore cappellano militare a Fort Jackson, Carolina del Sud, esprime la preoccupazione che, come la guerra diventa più semplice e sicura e come i soldati vengono rimossi dagli orrori, inizino a vedere il nemico non come essere umano ma come un puntino sullo schermo. Proprio come accade con i videogiochi di oggi”.
Aumento della sorveglianza
I produttori di droni militari sono alla ricerca di usi civili in cui impiegare i droni di telerilevamento per espandere i loro mercati. Questo include l’uso di droni per la sorveglianza interna. I droni senza dubbio renderanno possibile la drammatica espansione dello stato di sorveglianza. Con la convergenza delle altre tecnologie, possono anche rendere possibile il riconoscimento di volti, comportamenti, e il monitoraggio delle singole conversazioni. Il cielo, per così dire, è il limite.