LA TUTELA DEL CONSUMATORE

Quali sono le norme che tutelano i consumatori? Come viene disciplinata questa materia? Non tutti conoscono i propri diritti quando si effettua l'acquisto di un bene.

Il codice del consumo è quel testo normativo che riepiloga tutti i diritti che l’ordinamento accorda ai consumatori, ovvero, stando alla definizione della legge italiana, a quelle persone fisiche che agiscono per scopi estranei all’attività imprenditoriale e commerciale. Tutti noi siamo consumatori anche se spesso non ce ne accorgiamo: basta soffermarsi per un attimo sulle nostre azioni quotidiane per renderci conto che siamo tutti pieni utilizzatori di quei beni e servizi che il nostro sistema economico produce. Per avere piena consapevolezza dei propri diritti e interessi, ogniqualvolta si acquista un bene o si fruisce di un servizio, è bene allora che si conosca il contenuto fondamentale del codice del consumo. consumatore

Tutti i prodotti destinati ad essere commercializzati sul territorio nazionale debbono riportare in modo chiaro alcune informazioni fondamentali come ad esempio la denominazione del prodotto, la sede del produttore, i materiali e le sostanze necessarie alla realizzazione del bene e la presenza di alcuni ingredienti potenzialmente pericolosi. Per completare l’informazione del consumatore, ogni prodotto deve essere accompagnato dal prezzo di vendita.

Gli artt. 20 e ss del codice del consumo sanzionano le pratiche commerciali scorrette del venditore. Le pratiche commerciali scorrette possono essere di due tipi: ingannevoli o aggressive. Nelle pratiche ingannevoli il venditore induce deliberatamente il consumatore in errore fornendo informazioni non vere riguardo il bene oggetto dell’acquisto. Nel caso delle azioni aggressive invece si allude all’attività di un professionista che spinge una persona alla conclusione di un accordo per mezzo di molestie e coercizione. Si pensi ad esempio a quei venditori che effettuano visite ripetute e insistenti presso l’abitazione del cliente o a quelle televendite che contengono omissioni o esagerazioni tali da fuorviare lo spettatore.

Il codice del consumo stabilisce la nullità delle clausole cd vessatorie. Quindi quando in un contratto compaiono clausole che comportano un ingiustificato squilibrio dei diritti e dei doveri per il consumatore, tali clausole sono da considerarsi invalide. Gli esempi possibili in casi come questi sono molteplici. Si pensi al contratto che dispone una limitazione di responsabilità per il professionista quando c’è un rischio che il bene arrechi dei danni al consumatore a causa di una omissione del professionista stesso, oppure a quelle situazioni che permettono al solo commerciante di recedere dal contratto o di modificare del tutto unilateralmente il contenuto dell’accordo.

Nell’era di Internet particolare importanza assumono gli artt 45 e ss del codice. Per i contratti conclusi fuori dai locali commerciali e a distanza vige l’obbligo per il professionista di informare il consumatore della facoltà di recedere dal contratto entro 14 giorni dal ricevimento della merce (il termine include sia i giorni lavorativi che quelli festivi) ottenendo così il rimborso della spesa sostenuta a fronte della restituzione del bene. Questo diritto accordato al cliente è un vero e proprio ripensamento che può essere esercitato per iscritto e senza alcuna motivazione. Per contratti fuori dai locali commerciali o a distanza si intendono chiaramente anche gli acquisti effettuati su siti web come Amazon o Ebay. Ovviamente per gli acquisti effettuati all’interno del locale di un commerciante non esiste alcun ripensamento.

Il cliente che subisce un danno a causa dei difetti del prodotto può attivarsi per un risarcimento. Questo diritto può essere azionato entro tre anni dal momento in cui si viene a conoscenza del fatto lesivo. Altro concetto assai importante da sottolineare è quello della garanzia legale. Ogni bene mobile di consumo ha per legge una garanzia minima di 2 anni (le parti possono anche concordare una garanzia convenzionale cioè aggiuntiva). Ciò significa che, se io acquisto un qualsiasi prodotto di consumo mobile (da un’auto a un televisore, da una camicia a un prodotto alimentare) ed entro due anni riscontro delle difformità, posso pretendere la riparazione o la sostituzione del prodotto stesso. Quando la merce non risulta né riparabile né sostituibile, allora il cliente può richiedere o un abbassamento del prezzo oppure una risoluzione del contratto. Il soggetto responsabile è il venditore, che a sua volta potrà agire contro il produttore.

Concludiamo con una precisazione su un’esperienza che sarà sicuramente capitata a molte persone. Cosa succede quando il bene difettoso è ancora in garanzia ma abbiamo smarrito lo scontrino fiscale? Dobbiamo rassegnarci a perdere la possibilità di mandare in assistenza il prodotto? La risposta è no, dal momento che la legge prescrive che per attivare la garanzia occorre presentare documenti che attestino l’acquisto effettuato e da cui sia possibile risalire alla data di acquisto. Ovviamente il modo più adeguato per farlo è esibire lo scontrino fiscale, ma in assenza di questo si può ricorrere anche ad altre certificazioni, come la cedola della carta di credito, il tagliando dell’assegno e persino la testimonianza di una persona pronta a dichiarare che il bene è stato acquistato quel determinato giorno in quel punto vendita. Se il venditore si oppone spetterà a lui provare che quella prova non è pertinente.

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